venerdì 22 ottobre 2021

Santa Clarita Diet (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/10/2021 Qui - La terza (ed ultima) stagione di Santa Clarita Diet intrattiene con una comicità ancora fresca ed efficace, mentre porta avanti una trama orizzontale non sempre gestita in modo chiaro e puntuale ma che tuttavia è arricchita da alcuni subplot tanto divertenti quanto interessanti. Meno horror e più intrigo. Non manca lo splatter. La trama si intreccia sui rapporti di tutti i personaggi principali e secondari di rilievo. Sempre alto il divertimento provocato dalle mosse dei 4 protagonisti. Conclusione della serie, forse frettolosa. Mi attendevo qualche mistero in più sui cavalieri di Serbia, magari un viaggio alla scoperta, ma è una comedy e va bene così. Come sempre composta da 10 episodi da 25 minuti l'uno, inizia esattamente là dove si era chiusa la stagione precedente, ed esattamente come in precedenza, la serie si conferma seriamente e gravemente divertente, quel tanto che basta da creare dipendenza ed assuefazione. Nonostante un livello generale ancora di buona qualità, le vicende narrate non sembrano però convincere tanto. Si aggiungono nuovi elementi narrativi, ma le risposte che si aspettavano tardano ad arrivare, e lasciano spazio a nuovi interrogativi. In questa stagione si nota comunque un apprezzabile approfondimento dei personaggi minori, ed un costante buon ritmo nei momenti comici, a volte inaspettati. Bene i protagonisti, il carattere e le caratteristiche comiche espresse da Timothy Olyphant crescono nuovamente, senza mai sconfinare nella storpiatura: è perfetto. Mentre della perfezione cicciottellosa di Drew Barrymore invece già si sapeva. Chiudono il cast, che comprende, tra gli ospiti Goran Visnjic (Timeless) ed Ethan Suplee (il mai dimenticato Randy di My Name Is Earl), principali le discrete prestazioni dei giovani, amorini Liv Hewson e Skyler Gisondo. Da non perdere dopo i titoli di coda, le questioni sembrano chiuse ma non mi sarebbe dispiaciuta un'altra stagione, e per uno show per famiglie con un interessante approccio narrativo che non si era mai visto prima, è un vero peccato. Voto: 7-

The Man in the High Castle (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/10/2021 Qui - La serie tratta da La Svastica sul Sole di P. K. Dick arriva a conclusione dopo aver percorso strade decisamente accidentate (tra alti e bassi). Momenti di grande impatto emozionale si succedono ad altri d'impatto molto inferiore, e questo alternarsi riguarda un po' tutto, dalle scenografie alle interpretazioni, non solo in questa ultima stagione. Una stagione che seppur nel complesso mi è piaciuta parecchio, non affatto priva di difetti e con un finale spiazzante ma non soddisfacente. Sono rimasto infatti davvero spiazzato e per certi versi anche deluso dal finale, non mi aspettavo qualcosa in più, ma probabilmente qualcosa di diverso, questo sì. Qualcosa di più lieto, di più delineato, ma si sa non tutti gli epiloghi sono felici. Il finale difatti, lascia molti punti interrogativi e non fornisce risposta ai tanti dubbi sollevati durante lo svolgimento della serie e soprattutto il futuro di ciò che accadrà dopo l'ultima puntata è molto incerto. Nonostante ciò (ed altro) la quarta ed ultima stagione è stata all'altezza, mi ha intrattenuto e non mi ha annoiato. Il ritmo è stato sempre incalzante e l'aggiunta della BCR (Ribellione Comunista Nera) è stata decisamente interessante, dando quel tocco in più alla serie. Sicuramente ci sono stati passaggi frettolosi, che potevano essere sviluppati meglio se gestivano le cose in modi migliori nelle stagioni precedenti (la terza Qui), ma nel complesso è stata per me una valida ultima stagione. Perché certo, non tutto funziona e la storia avrebbe potuto e dovuto essere gestita meglio, ma l'ultima stagione di The Man in the High Castle riesce comunque a tirare le fila di buona parte delle trame, a far riflettere e a inquietare, non permettendo ad alcun personaggio di uscire indenne dal male compiuto. Sicuramente The Man in the High Castle non è stata una serie tv perfetta, tutt'altro. C'è da dire però che è stata interessante per l'idea di base. Ci sono state cose buone e cose non buone. La non perfetta gestione dei personaggi e delle componenti narrative non la rende il capolavoro che avrebbe potuto essere, ma permette di annoverarla comunque tra le serie che meritano una o più visioni, soprattutto nel momento storico che stiamo vivendo. Voto: 7

Fleabag (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/10/2021 Qui - Continua con la medesima, tagliente ironia l'avventura relazionale e sentimentale della protagonista che questa volta alleggerisce il carico dell'individualismo per cercare un equilibrio con i familiari, in particolare con la problematica sorella. In più, la nostra prende una bella sbandata per un simpatico e attraente prete cattolico, con le schermaglie, le reticenze e i problemi che questo comporta. Restano integri lo humor impietoso, le mezze frasi e le allusioni mimiche, anche se con un tocco più dubbioso e amaro, ma di certo non sentimentalistico. La seconda stagione, forse e nonostante metti un po' frettolosamente una chiusura al cerchio, è anche superiore alla già notevole prima (Qui). Il punto di forza di questa serie, oltre alla naturale empatia con la protagonista, è l'accuratezza dei dialoghi. Battute sagaci e acutezza nello sguardo, aiutano ad una migliore comprensione di tutti i personaggi, senza per questo inficiare nel ritmo e nella capacità di non sfiorare mai la banalità. Phoebe Waller-Bridge è magistrale nel tratteggiare sia l'ego femminile che l'inesausto bisogno che abbiamo di una famiglia che ci avvolga e ci circondi. Memorabili due scene (entrambe con due new entry nel cast): il confronto nel confessionale con la fantastica figura del prete (interpretato benissimo da Andrew Scott) e il confronto con la donna d'affari con cui Fleabag cerca di andare a letto (di rilievo in questo caso il cameo di Kristin Scott Thomas). Adorabile e sorprendente il contro-sfondamento/ri-(s)velamento della quarta parete, come la serie stessa, che peccato finisca così, perché a lei mi ci ero affezionato, non mi sarebbe dispiaciuta infatti un'altra stagione. Non sapremo dunque nulla di come Fleabag ha risolto il suo lutto, ma forse questa è la vita. Voto: 7,5

BoJack Horseman (6a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/10/2021 Qui - L'ultima stagione di BoJack Horseman si dimostra all'altezza di tutti gli episodi precedenti (e delle stagioni precedenti, Qui la quinta), capace di mettere il protagonista a confronto con il proprio passato così da portare alla luce (in maniera definitiva) la sua anima disperata, ma ancora dotata di un piccolo barlume di luce. Come se i problemi ed i drammi da cui BoJack ha tentato di fuggire negli anni non fossero già stati notevoli, se ne aggiungono nella stagione di chiusura, alcuni di rilevanza assoluta e tale che tutto prende un senso, si focalizza e diventa sempre più chiaro il senso della vita che ogni personaggio ha affannosamente cercato nel corso delle stagioni, poi rendicontato nell'episodio finale. Un finale di stagione profondo e toccante, in grado di suscitare sicuramente forti emozioni senza comunque dimenticarsi, in vari momenti, di puntare anche su un registro satirico efficace. Quello di BoJack Horseman è, senza dubbio, un lascito importante e non poteva concludersi diversamente. Un finale sospeso e senza certezze, come la vita. Monologhi profondi, viaggi introspettivi nei vari personaggi (le paranoie di Diane, la fedeltà del cane Mr. Peanubutter e dell'amico Tod) per una serie che ha saputo usare l'umorismo in modo emozionante. Per questo, inutile negarlo, BoJack mi mancherà. Non sono pronto a dirgli addio, ma devo, addio amico (tossico) mio, e grazie per tutto il pesce. Voto: 8,5