sabato 5 dicembre 2020

Room 104 (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2020 Qui - Certamente non un successo di pubblico (siamo in quattro probabilmente ad averla vista), eppure la serie antologica creata dai Fratelli Duplass, forte anche del consenso della critica (io l'ho sempre comunque apprezzata), è tornata con una terza stagione (in onda nuovamente su Sky Atlantic) composta da 12 nuovi episodi ambientati come sempre nel microcosmo della stanza di motel da cui prende il nome. A volte squallida e deprimente, altre volte più luminosa e di classe (ma mai così di classe), la Room 104 è l'unica costante e collegamento tra gli episodi che raccontano ognuno una storia diversa con personaggi diversi, attingendo di volta in volta dai generi più disparati. Dal thriller con sfumature horror, alla commedia nera fino al dramma nudo e crudo. Nella Stagione 3, Room 104 spinge al massimo per assicurarsi che nessuno di questa dozzina di nuovi cortometraggi risulti uguale o già visto a quelli realizzati nelle due stagioni precedenti. Eppure si continua a giocare con i contorni temporali e metafisici di questa solitaria stanza di motel, cosa che non fa altro che accrescere la sensazione di déjà-vù e quindi di già visto. Struttura e ritmo sono quelli che accompagnano lo show sin dalla prima stagione: apertura, sensazione o avvenimento sinistro in crescendo e climax scioccante (grottesco nella maggior parte dei casi) che dovrebbe sorprendere ma che non manca mai di lasciare il pubblico con l'amaro in bocca. In alcuni episodi minori, più leggeri nelle atmosfere, i minuti finali sembrano sempre l'ultimo tentativo di salvare i precedenti venti minuti. Peccato perché con The Plot, l'episodio d'apertura della stagione che vede protagonista Luke Wilson, si era avuta l'impressione che lo show iniziasse a voler seguire una struttura narrativa canonica che investigasse addirittura l'origine della Room 104 e degli avvenimenti che prendono vita tra quelle mura in mezzo al deserto. Tuttavia, Room 104 sembra arrancare anche nelle puntate successive, quasi come se avesse paura di mostrare la sua mitologia (sempre se gli autori ne hanno costruita una). Ogni episodio lascia lo spettatore indifferente, senza nulla avergli dato e senza nulla avergli tolto. Una sensazione piuttosto frustante. Comunque alcuni episodi belli ed interessanti ci sono, ma nessuno oltre la media, cosicché pur confermando il mio apprezzamento alla serie (che vedrà anche una quarta di stagione), il giudizio a questo giro (questa stagione infatti, dopo una sufficiente seconda stagione, delude un po') è parzialmente negativo. Voto: 5,5

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