Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/07/2021 Qui - La prima stagione della serie HBO non mi aveva convinto, questa seconda, ispirata sempre all'omonima trilogia dello scrittore britannico Philip Pullman, che in questo caso quindi ne adatta il secondo di capitolo (intitolato La Lama Sottile), idem. Certo, sul piano visivo la serie è migliorata moltissimo e gli effetti speciali sono di qualità, ma i difetti persistono. In sintesi ci troviamo di fronte ad una (seconda) stagione che fa da collegamento verso la terza senza aggiungere molto a quanto già visto. La storia resta piuttosto vincolata, forse un po' troppo, alla suggestiva location di Cittàgazze che con il trascorrere degli episodi perde in parte il proprio fascino e mistero per lo spettatore. Se i dialoghi si confermano profondi ed incalzanti, tra John Keats e le teorie dei multiuniversi, le scene d'azione tra gli esseri umani lo sono meno: sembra che manchi un po' di mestiere, sia nella realizzazione che nell'interpretazione. Un problema da risolvere soprattutto per il prossimo passaggio in cui l'azione dovrebbe diventare preponderante. Il finale poi tutto risolto nel canyon nei pressi di Cittàgazze ha il sapore della convergenza forzata, motivata chiaramente da opportunità di sintesi narrativa che però si realizza in modo troppo sintetico e meccanico per essere davvero coinvolgente. Sarà quindi la terza stagione (probabilmente l'ultima) a dire con più chiarezza se His Dark Materials potrà ritenersi una serie degna di memoria o se invece si esaurirà nella riproposizione, con qualche variazione, di un mix di generi di successo. Voto: 6
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