Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2022 Qui - Mi accingo, con notevole ritardo, a guardare le 4 stagioni di
"Fargo" che traggono spunto dall'ottimo film (forse il loro capolavoro)
dei fratelli Coen (di cui ricordo adesso poco ma che so per certo mi
piacque tanto). Intanto abbiamo delle straordinarie location, il bianco
abbacinante del Minnesota che inghiottisce personaggi e cose.
L'ordinario di una piccola città di provincia che incontra lo
straordinario e come una palla di neve che diventa una valanga provoca
reazioni altrettanto grandi. Non è solo l'universo di Fargo, che
comunque rimane la cornice, ma è il cinema dei fratelli Coen che viene
riproposto
in questa stagione televisiva autoconclusiva, alla stregua di True
Detective. Gran lavoro sui personaggi a cominciare di Billy Bob
Thornton, male impersonificato, assassino e manipolatore di esistenze,
un
Anton Chigurh (Non è un paese per vecchi) più filosofico e sottile. Il
Lester Nygaard di Martin Freeman,
piccolo borghese frustrato che vende la propria anima e più cerca di
tirarsi fuori dai guai e più ne rimane invischiato. Sono solo esempi
dove anche le figure secondarie hanno la loro importanza, oscillando tra
inettitudine e bontà d'animo (Bill, lo sceriffo), paura e coraggio. Una
sceneggiatura ben calibrata, ricca di humor nero che rende omaggio ai
due cineasti americani, qui in veste di produttori. Una regia che svolge
più che degnamente il proprio lavoro e tutto un
comparto tecnico (fotografia, costumi, scenografie e colonna sonora) di
alto livello, poi aggiungiamoci un cast di tutto rispetto ed il prodotto
raggiunge
livelli ottimali. Il soggetto non è nulla di sorprendente e la
sceneggiatura non è irresistibile (ci sono delle storie e dei personaggi
la cui presenza mi ha lasciato perplesso) ma alla fine dei conti,
tralasciando un paio di puntate nella parte centrale, mi ha molto
coinvolto e colpito. Davvero notevole e decisamente imperdibile. Voto: 8+
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