Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/08/2022 Qui - La quarta stagione di Stranger Things segna un distacco deciso dalle tre precedenti, sia in termini produttivi che di ambizione, proponendosi di esplorare le oscure origini del Sottosopra grazie ad un impianto scenico che nemmeno trova termini di paragone in altre produzioni seriali, tanto è elevata la caratura della sua computer grafica. Se la messa in scena si rivela capace di compiere svariati passi avanti rispetto al passato (comunque ottimo) della serie, lo stesso non si può dire della profondità del racconto, con una sceneggiatura che non sembra in grado di tenere le redini di diverse linee narrative separate dalla distanza, dai temi e dall'età dei suoi protagonisti. Il gonfiare a dismisura la tradizione fittizia che permea il Sottosopra rischia di esplodere nell'inconcludenza di aggiunte continue e sempre più grandi, ma per il momento l'ordito tiene botta e regala agli spettatori una stagione comunque all'altezza, nonostante sia distante dalla storica prima, sempre più lontana nel suo guscio di originalità, franchezza e nostalgia, ed ancora più distante dalla terza, che era davvero, seppur di più, spettacolare. La quarta stagione è stata nel complesso quella maggiormente rivelatoria, ma è stata anche transitoria e preparatoria: tirare nuovamente le fila in un unico ambiente gioverà senz'altro in termini di qualità per lo scontro finale con il Sottosopra, che vedremo nella quinta e ultima stagione, per la quale dovremo probabilmente aspettare fino alla fine del 2023. Ma intanto, tornando a questa stagione, mi è piaciuta la virata horror, con una evidente e apprezzabilissima ispirazione a Nightmare, tant'è che c’è anche un piccolo cameo di Robert Englund (lo storico interprete di Freddy Krueger), convincenti i nuovi ingressi, lodevole l'uso delle musiche (e di una in particolare), riuscito il villain, forse ripetitivo lo script e la durata è eccessiva, però che scarica di adrenalina, che bellezza! Voto: 8
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