Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/09/2023 Qui - Dopo essermi già perso tra gli intrighi ed i misteri di Sandman e dopo aver viaggiato al fianco di Crowley e Aziraphale in Good Omens (di cui seconda stagione a breve vedrò), mi sono trovato davanti American Gods, in modo del tutto inaspettato, ed inaspettatamente mi sono ritrovato a vedere un prodotto che parte a razzo e finisce a "si capisce". Dal romanzo di Neil Gaiman una serie dal concept grandioso, realizzata con eccezionale immaginazione visionaria e con gli interpreti giusti (si distingue Ian McShane). Un affresco affascinante delle imprese che oppongono le divinità storiche a quelle inquietanti dei nostri tempi e una trama giustamente complessa ed avvincente. Purtroppo, le belle parole di cui sopra valgono per la prima stagione, non certo per una seconda piuttosto moscia e inconcludente, che si stiracchia in modo ripetitivo e con pochi sussulti (solo qualche isolato momento, qualche scena). Se con il cambio di showrunner si sperava in qualche modo di invertire la rotta, vedendo esaudite le promesse di un American Gods che tornava alle origini, ciò non è successo. Nonostante un piccolo miglioramento rispetto al caos della seconda stagione, la terza non riesce ad invertire il trend negativo, anche per la defezione di parte del cast. Accolta con rassegnazione e scarso interesse, American Gods 3 ha segnato il fato di una serie che poteva e doveva dare di più. Di una serie stilisticamente e concettualmente ineccepibile, ma narrativamente e spiritualmente discutibile. Davvero un gran peccato. Voto complessivo: 6
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