Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/02/2021 Qui - Cosa sarebbe successo se le elezioni presidenziali americane del 1940 fossero state vinte da Charles Lindbergh? È la domanda a cui cerca di rispondere questa serie tv. Tratta dall'omonimo libro di Philip Roth, la miniserie riporta David Simon su HBO dopo la serie di culto The Wire e le più recenti The Deuce (che ha chiuso i battenti degnamente l'anno scorso) e Show Me a Hero. Il complotto contro l'America mette così in scena una ucronia (genere di narrativa fantastica basato sulla premessa generale che la storia del mondo abbia seguito un corso alternativo rispetto a quello reale), che comincia con la vittoria (con l'appoggio dei Repubblicani) di Lindbergh (il famoso aviatore ed eroe nazionale, ma anche noto antisemita) alle elezioni presidenziali del 1940, evento che porta gli Stati Uniti d'America a scegliere di rimanere neutrali rispetto alla Seconda Guerra Mondiale, arrivando a stringere persino inquietanti relazioni con la Germania nazista. Nelle mani dello sceneggiatore la storia ideata da Roth si carica di inquietanti e pressanti riferimenti all'attualità. Tutto viene visto dall'ottica dei Levin, una famiglia ebrea di Newark, New Jersey. Con la vittoria di Lindbergh delle elezioni presidenziali, i Levin si troveranno ad affrontare le conseguenze dei violenti e sconvolgenti cambiamenti politici che ne deriveranno. Il risultato? Discreto, ma personalmente non del tutto soddisfacente. La serie infatti parte lenta, decolla a metà e barcollante va fino alla fine. Sul piano tecnico niente da dire, la scelta orgogliosamente vintage funziona, la fotografia calzante unita a scenografie e costumi, rende il salto indietro nel tempo perfetto, la serie è anche un film di attori, Winona Ryder (che, dopo Stranger Things, sta vivendo grazie alle serie tv una nuova fase della sua carriera) è perfetta nel ruolo di una donna insicura e propensa agli innamoramenti, Zoe Kazan (già in The Deuce) riesce ad essere una donna fragile e forte allo stesso tempo, John Turturro, che interpreta il rabbino Bengelsdorf, è come sempre intenso, il problema sta (colpa del romanzo o meno) nell'impianto narrativo. Tutto è spaventosamente attuale (facile capire il riferimento, e non è solo uno), ma non può e non deve bastare esserlo, furbo e giusto proporre adesso, però non può solo questo elemento (o la qualità tecnica) sopperire alle mancanze. A parte i caratteri troppo sfaccettati della famiglia sotto scacco (odio i bambini "capricciosi"), la storia non spinge (e poteva farlo) sull'acceleratore (credibile sì ma fredda), si aspetta qualcosa (di brutto) che non avviene mai, anche perché basta poco tempo che il "vero" vincitore (Roosevelt) prendi (seppur in modo fraudolento, paradossalmente) il potere (ma quando ormai, forse, è troppo tardi), infine, solo 6 episodi ma ci sono ugualmente alcune storie di contorno inutili. Eppure qualche scena rilevante c'è, qualche pugno lo da, ma è bastato un giorno e tutto è poi passato. Nonostante ciò la serie è da vedere, però non è quella serie che la critica spaccia come ottima, e solo perché attuale. Voto: 6
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