Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 16/11/2021 Qui - Una miniserie (basata sull'omonimo romanzo del 1983 di Walter Tevis) riuscita (che riesce a tenere incollati allo schermo)
e coinvolgente (c'è abbondante spazio per le emozioni) benché tratti un
argomento
piuttosto ostico e non proprio alla portata di tutti come gli scacchi.
Ci si sofferma molto sulla personalità della protagonista (interpretata
alla perfezione dalla abile e dotata di un
fascino particolare Anya Taylor-Joy),
una bambina tanto geniale negli scacchi quanto sfortunata e fragile
nella vita, e su una perfetta ricostruzione
ambientale (con scene e costumi che permettono allo spettatore una vera e
propria full immersion negli anni '60 e '70, sullo sfondo l'inquietante
ma a suo modo affascinante clima della guerra fredda USA-URSS), aspetti
che permettono di passare sopra ad una storia
facilmente prevedibile (gli scacchi come forma di salvezza e di
riscatto, ma anche di ossessione e desolazione). Tecnicamente
ineccepibile, nonostante qualche
sbavatura (qualche aspetto magari, come le dipendenze mai approfondito
in maniera esauriente, la sceneggiatura presenta inoltre alcune
forzature che riguardano i punti chiave della storia, a mio parere forse
un po' troppo enfatizzata) è un lavoro che merita sicuramente una
visione. Un lavoro in cui per una volta a prevalere è decisamente la
forma sulla sostanza, pur valida. La storia è interessante ma non è, a
mio giudizio infatti, la chiave del successo del lavoro di Scott Frank.
La regina degli scacchi, una miniserie assolutamente godibile,
indubbiamente uno dei recenti migliori lavori firmati Netflix. Voto: 7+
Nessun commento:
Posta un commento