Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/12/2021 Qui - Col suo corollario di distopici e avveniristici episodi, diversi tra
loro, ma accomunati, non solo dal genere rappresentato
(fantascientifico), ma dall'insieme dei fattori che ne determinano il
contesto (la terra, o quella che più comunemente può essere definita
"dimora") Love, Death & Robots rappresenta una sorta di presa di
coscienza (ambientale, filosofica, morale), sotto forma di simultanea
animazione, che ha il sapore della denuncia e della critica sociale. La
serie antologica creata da David Fincher e Tim Miller, le cui
collaborazioni con numerosi animatori provenienti dall'universo
videoludico contribuiscono a dare un'impronta diversa all'animazione
classica, ha il vantaggio di non avere alcun tabù o divieto, atto ad
inficiarne i contenuti, a volte riuscendoci, altre volte finendo per
ripiegarsi sui suoi stessi sofismi. Una serie visivamente potente e
audace, il cui intento è quello di far riflettere intrattenendo.
Diciotto cortometraggi di autori differenti, in stili che spaziano dalla
stilizzazione cartoonistica alla grafica games più videorealista, così
come sono diversi i toni, anche se quelli apocalittici intrisi di
pessimismo sulla natura umana (appunto) prevalgono su quelli più ironici
e leggeri. Una serie tecnicamente di livello molto elevato, ed anche se
non in tutti i casi l'eccellenza grafica si accompagna a contenuti
interessanti e originali, la presenza di alcuni capolavori rende la
visione un'esperienza appagante: uno tira l'altro, come le ciliegie. Tra
gli episodi che meritano una visione c'è senz'altro "Oltre Aquila" con
il suo finale horror a sorpresa, il bellissimo "Zima Blue", il
guerrigliero "Tute Meccanizzate", gli ottimi "Il Vantaggio di Sonnie" e
"Il Testimone", il surreale "L'Era Glaciale" e i semi-comici "Tre Robot"
e "Il Dominio dello Yogurt". Tutti gli altri non eccezionali (alcuni
anche alquanto anonimi) ma accettabili ed ugualmente visionabili (su Netflix).
Voto: 7,5
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