Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/09/2022 Qui - Dopo aver convinto pubblico (e quindi anche me) e critica sia per lo splendido (ma non perfetto) impianto artistico che per l'intelligente (ma non perfetta) linea di narrazione che miscela la dimensione onirica e quella reale, alla sua seconda stagione Undone si colloca a metà tra prequel e sequel svelando un interessante racconto sulla fallibilità dell'essere umano e sull'accettazione del lutto. Se la prima stagione di Undone aveva espresso al meglio le proprie potenzialità sfruttando con dovizia l'elemento sci-fi, questa seconda lo adopera principalmente come mezzo per raccontare un tessuto familiare tanto comune quanto composito. Nel complesso la seconda stagione di Undone è migliore della prima (o almeno all'altezza) perché più concentrata verso la meta. Per arrivare a ciò cede sull'originalità, tanto che potrebbe anche essere descritta come un Inception in rotoscope, ma tiene duro sulla qualità delle interpretazioni e sulla capacità di coinvolgere. Nel suo piccolo infatti, Undone riesce a giocare con linee temporali alternative senza perdere il suo nucleo fondante, ma, anzi, rafforzando l'idea che tutti gli esseri sono collegati, che ogni singolo sia il tutto. In quest'ottica il finale si apre a più interpretazioni e potrebbe essere la degna conclusione di una serie che non delude dall'inizio alla fine. Certo i quesiti senza risposta ci sono e potrebbero aprire la strada a nuove stagioni, ma un finale aperto e criptico, con diverse letture mi sembra in perfetta sintonia col mistero e l'incompletezza che richiama il titolo. Voto: 7
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