venerdì 22 marzo 2024

Happy! (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Serie che ci proietta in un rutilante mondo sospeso tra realtà e fantasia dagli accenti pulp. Una storia e dei personaggi figli di un fumetto reso serie televisiva in maniera (per quel che mi è parso di vedere) perfetta. Happy! è il viaggio strafatto nella mente un uomo sull'orlo del baratro. Una serie gradevole, che tiene incollati davanti allo schermo dal primo all'ultimo episodio. Un mix unico nel suo genere, immaginarsi un Chi ha incastrato Roger Rabbit? in versione serie TV ma dalle tinte estremamente più scorrette, violente, ciniche e folli. Un misto di violenza e surreale, che sembra voler competere con serie quali American Gods e PreacherHappy! si rivela perciò esattamente questo, una storia brutta, sporca e cattiva, tra boss mafiosi, poliziotti corrotti, prostitute e serial killer vestiti da scampo, in cui ogni singolo elemento pare messo sullo schermo per disturbare e scioccare. Christopher Meloni ce la mette tutta e dà vita a un personaggio adorabilmente sopra le righe, il mondo creato è piacevolmente weird, anche dopo un po' si perde quota con storie parallele confuse, personaggi sottili che appaiono e scompaiono e una sensazione di stiracchiamento. Ma sebbene la narrazione non sia sempre all'altezza, la prima stagione fila che è un piacere. La seconda stagione di Happy! riparte sulla falsariga della prima ma colpisce, come un pugno del caro Nick Sax, ancora più forte, ancora più a fondo. Perché, dopo le peripezie vissute dai protagonisti (Hayley su tutti), ognuno decide di uscire dal guscio evolvendosi in maniera spropositata ma in linea con quello che è lo stile della serie stessa. Ma se la trama nella prima stagione funzionava, in questa seconda stenta un po', anzi farraginosa in alcuni punti, con meno originalità e con la tendenza a ripetere situazioni e vicende. Inoltre con meno mordente anche le scene comiche. Insomma una seconda stagione deludente rispetto a una prima scoppiettante, ma non è tutto da buttare: i personaggi mantengono una loro coerenza e hanno un loro arco narrativo sensato, le scene splatter ben realizzate comunque ci sono e qualche risata la strappa ugualmente. In conclusione: una serie nel complesso dei suoi 18 episodi non esente da difetti ma godibile e con spunti assolutamente originali. Perché alcune cose e alcune scene forse sono fin troppo surreali (persino per una serie così volutamente surreale) e un po' buttate lì senza troppe spiegazioni, però sono tutte cose abbastanza trascurabili e che non intaccano la godibilità della serie. Una serie scandalosamente accattivante. Voto complessivo: 7 [Netflix]

American Horror Story: NYC (11a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - L'undicesima (ma non ultima) stagione di American Horror Story è una caduta di stile per gli autori (Brad Falchuck e Ryan Murphy) che farciscono di stereotipi una storia folle ed insensata nell'idea quanto irrazionale nell'esecuzione. L'episodio più bello secondo me è quello della cartomanzia, per il resto, poco horror e troppi cliché. American Horror Story: NYC cede infatti alle peggiori inclinazioni della serie finendo per consegnare un racconto sovrabbondante, confusionario e completamente fuori fuoco, incapace di conciliare le varie linee narrative che lo attraversano o di mantenere in rotta la carica critico-eversiva, oltretutto, finendo per annoiare a morte. Troppo caotica la sceneggiatura che vuole mescolare un serial killer con la pandemia (e l'AIDS) e giochetti erotici (di stampo gay) veramente poco riusciti. Il peggio, però, arriva con le due puntate finali: dopo avere evidentemente esaurito le idee (pur senza averne approfondita nessuna), gli autori si abbandonano a una lunga quanto goffa appendice metafisica che prende le distanze dalla storia per passare in rassegna il destino dei vari personaggi, forse nel tentativo (evidentemente infelice) di agguantare una dimensione tragico-lirica. Il materiale comunque c'era, ma sfruttato male, tanto che, se non la peggiore stagione (di certo peggiore rispetto alla forzata decima), sicuramente tra le peggiori. Voto: 4,5 [Disney Plus]

Altered Carbon (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Non è un capolavoro, non è "Blade Runner", ma discreta fantascienza hard-boiled dalle molteplici chiavi di lettura. Tratta dall'omonimo romanzo cyberpunk di Richard MorganAltered Carbon è una serie complessa, dalle molte anime, che unisce con intelligenza il poliziesco e il noir all'action fantascientifico, con una storia ricca di colpi di scena ed interessanti trovate. Una serie visivamente potente ed accattivante, capace di rapire l'attenzione e suscitare curiosità, anche grazie a una rete complessa di situazioni e personaggi ambigui. A tratti si fatica ad appassionarsi al protagonista Takeshi Kovacs, un "eroe" troppo distaccato e disilluso, non tanto simpatico, a causa del suo dichiarato disinteresse per il mondo e per chiunque lo circondi. Ma se pur con qualche debolezza di sceneggiatura negli episodi finali, Altered Carbon intrattiene e convince il giusto, lasciando con l'attesa di una continuazione, che arriva, ma che delude le aspettative, per buona parte disattese. Perché sì, le differenze rispetto alla prima sono sottili, ma comunque significative. La seconda stagione di Altered Carbon infatti, lima i parossismi che caratterizzavano la prima, normalizzando la serie sul piano visivo e produttivo. L'azione è meno brutale, il sesso meno esplicito, le ambientazioni meno vaste e spettacolari. Ci sono anche meno episodi, segno che Netflix volesse limitare le risorse dello show per non rischiare troppo, eppure ecco una trama (seppur debole, manchevole, prevedibile ed attenta ad una certa sensibilità contemporanea), che trova una sua soddisfacente compiutezza nel finale. Insomma, mancano i picchi visuali e adrenalinici della prima stagione, e si fa anche più fatica a percepire la vastità del contesto futuristico. La seconda stagione punta tutto sui personaggi, conserva buone scene d'azione e validi effetti digitali, pur impiegandoli in minor misura, ma si ha l'impressione di assistere a uno show meno innovativo nella sua combinazione di generi e toni. E non sono sufficienti la presenza di diversi intrecci e del più espressivo Anthony Mackie per sollevare le sorti della serie nel suo complesso, inficiata da un ritmo narrativo in taluni frangenti lento e in altri fin troppo confusionario. Una serie che sfortunatamente un proseguimento non ha avuto, quando invece probabilmente ne aveva bisogno, peccato. Voto complessivo: 6 [Netflix]

I delitti del BarLume (11a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Una nuova stagione, anch'essa composta, come la decima, di tre episodi/film, nell'ordine "Il pozzo dei desideri", "La girata" e "Sopra la panca", irrimediabilmente (e giustamente) dedicata alla memoria di Marcello Marziali, scomparso lo scorso dicembre, che interpretava Gino Rimediotti, uno dei "bimbi", gli adorabili vecchini di Pineta, colonna portate della serie che tanto ridere faceva, e fa, anche in questa stagione che oserei ribattezzare comunque non entusiasmante. Il motivo? I delitti del BarLume è una serie tv commedia, difficile ormai definirla in altro modo, non è più un giallo con tocchi di commedia, ma è una commedia con tocchi di giallo, non che questo sia un male, però io personalmente mi ero avvicinato alle serie per la caratteristica iniziale e questo profondo cambio di rotta non proprio con grande piacere continuo a digerire. Perché sì, mi diverto sempre, ma sembra che la serie perdi mordente man mano che si va avanti. Nel senso che, le dinamiche sempre uguali sia delle vicende, sia delle interazioni tra i personaggi rimandano ad una sensazione di già visto. Non bastasse che il Massimo di Filippo Timi è sempre più un mondo a parte quasi scollegato dal resto, come se cercasse una sua strada senza mai trovarla, l'emblema dell'eterno bambino in cerca di un'identità, e che la risoluzione del giallo avvenga, come riscontrato soprattutto nel primo episodio, da sé. Tuttavia la coralità funziona alla perfezione, e la serie rimane sempre una farsa familiare godibile e divertente, con un cast che ormai è diventato una famiglia, ed è per questo che nonostante la poca originalità salvo anche questa stagione, anche per rispetto a Gino, simpatico protagonista della serie, che inevitabilmente mancherà. Voto: 6 [Sky]

Upload (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Questa terza stagione cerca di bilanciare diversi generi e toni, passando dalla commedia al dramma, dal romance al thriller, dalla fantascienza alla satira. Il risultato è una stagione (non troppo diversamente dalla seconda) alquanto altalenante, che a volte riesce a divertire e ad emozionare, ma altre volte si perde in trame confuse e poco approfondite, un po' troppo lontana dalla commedia di fantascienza sin amata dall'inizio. Il punto di forza della serie rimane la sua capacità di creare un mondo futuristico ricco di dettagli e di inventiva, che riflette le contraddizioni e le disuguaglianze della nostra società. Il punto debole, invece, è la mancanza di una direzione chiara e di una coerenza narrativa, che rende alcuni personaggi e alcune situazioni poco credibili e poco coinvolgenti. Apprezzabile inoltre la possibilità di dare maggior caratterizzazione e sfogo alle simpaticissime IA, consentendo anche tempi comici più ampi ed eloquenti, che senza ombra di dubbio strappano un sorriso, spezzando l'amarezza realistica che a volte la serie riporta a galla. Perché questa terza stagione (in cui come sempre il cliffhanger ad effetto non manca) ha ancora insomma dei momenti brillanti e delle idee interessanti, ma non riesce a mantenere il livello di qualità delle precedenti (manca un po' il mystery ma ci sono per fortuna ancora segreti da svelare). La serie sembra aver perso parte del suo fascino e della sua originalità, e rischia di diventare una parodia di se stessa. Si spera che la quarta stagione riesca a riscattare la serie e a restituirle il suo spirito innovativo e divertente. Voto: 6 [Prime Video]

Bargain - Trattativa mortale (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Un inizio scioccante, una scoperta inquietante, una visione del mondo così cinica che Squid Game pareva una favola della notte. Questo è Bargain, la serie thriller sudcoreana che non lascia un attimo di tregua, e i momenti di comicità, immancabili, rendono tutto molto grottesco perciò, in un certo senso, assolutamente realistico. Serie che, dopo un inizio spiazzante, procede con un accumulo di situazioni rese ancora più assurde dai comportamenti sopra le righe di tutti i personaggi, impegnati in continui cambi di fronte, scontri fisici e verbali, il tutto immerso in un bagno di sangue e follia. Una scheggia impazzita senza remore né vergogna nell'attaccare tutto e tutti: tra trafficanti d'organi e terremoto, una miscela esplosiva. Una scrittura cruda (diegetica, che ricalca in modo palese l'esperienza videoludica) e una regia in piano sequenza contribuiscono inoltre ad acuire l'atmosfera thriller-horror della storia raccontata insieme ad un effetto claustrofobico dato dalle scenografie polverose e chiuse. Un albergo qualunque diventa una giungla di paura e orrori, ed è così che, mentre il mondo ci ricorda che non siamo noi a comandare, la lotta contro il tempo per uscire vivi da un mix fra un film di Tarantino e una commedia a base di humour macabro è già iniziata. Difficile non divorare tutti gli episodi (sei, ma girati in continuità, come un unico lungo film) di fila per scoprire come finisce. Bargain è sorprendente, non ci sono altri termini. Coinvolgente, allucinante e disturbante. In certi momenti sembra di assistere a un incubo dentro il quale c'è di tutto. Anche la profezia, si spera non auto-avverante, che il mondo sia destinato a crollare su se stesso, come l'hotel crolla sul microcosmo al suo interno. Ed è sul confine fra genio e follia che perciò Bargain fa centro, meritandosi ogni minuto dell'attenzione possibile. In attesa della seconda stagione. Voto: 7+ [Paramount Plus]