mercoledì 27 novembre 2019

The Generi (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2019 Qui - Dopo la parentesi in chiaroscuro (più che scuro) sul grande schermo, con il mediocre Italiano Medio e il dimenticabile Omicidio all'italianaMaccio Capatonda torna al suo primo amore, facendo quello in cui riesce meglio. Qui infatti ritroviamo, giacché la trama, praticamente un viaggio onirico attraversi i generi più famosi dell'intrattenimento, visti tramite gli occhi del protagonista che deve superare le sue fobie per riuscire a tornare a casa, non è altro che un pretesto per dare libero sfogo al suo estro, il suo modo unico di far parodia e di prendere in giro cinema e televisione. E lo fa con una serie, appunto umoristica e parodistica (che sfrutta stereotipi narrativi e stratagemmi diegetici con una struttura che strizza l'occhio ai videogiochi), davvero esilarante. Con una serie (sicuramente grazie a Sky) fatta benissimo dal punto di vista produttivo e realizzativo, con tantissime comparse (c'è addirittura Alvaro Vitali, nel genere facile intuire), location suggestive e regia, montaggio e fotografia di alto profilo. Così The Generi (che in ogni puntata esplora un genere cinematografico diverso: Western, horror, fantasy, commedia sexy all'italiana, supereroistico, quiz, noir) ricalca pedissequamente lo stile di ogni genere affrontato (Dark per i supereroi, Notturna/Foresta per l'horror, bianca e colorata per la commedia sexy, e così via). In questo senso è senza dubbio il progetto più sofisticato a livello tecnico di Marcello Macchia. Ha osservato negli anni programmi, telegiornali, reality, trailer e serie, cogliendone pregi e difetti con precisione chirurgica. In ogni sua parodia ciò che balza immediatamente all'occhio è proprio la conoscenza dei cliché e delle debolezze della materia originale. Il suo fine è esasperarne i difetti, sconfessandone l'essenza stessa con il suo humor dissacrante. Già nei primissimi trailer si intuiva la capacità di cogliere il buffo e il ridondante del genere. Macchia ne riusciva a ricalcare atmosfere e impalcature, inserendoli in un nuovo contesto in salsa nonsense. Ancora oggi, a distanza di più di dieci anni, i suoi trailer surreali e demenziali funzionano a meraviglia. In un'era in cui l'unico mezzo per emergere era ancora il tubo catodico e in cui Youtube ancora non la faceva da padrone, Maccio ha fatto scuola agli attuali youtuber anticipandone linguaggio e format.
È riuscito negli anni a creare una sorta di proprio universo condiviso, lavorando più o meno con lo stesso cast e aggiungendo qualche new entry di tanto in tanto. Pur cercando di reinventarsi negli anni, Maccio è rimasto fedele alla sua natura. Proprio come i suoi maestri, Nino Frassica e i Monty Python (entrambi citati e/o presenti in The Generi) su tutti, dà il meglio di sé quando ha a che fare con sketch di breve durata. Anche se non sarà facile, in futuro dovrà lavorare per accorpare le proprie gag a una trama solida e non viceversa. Solo così renderà più omogenei i canonici 90 minuti di film. Problema questo abbastanza evidente nei suoi precedenti lungometraggi. In The Generi, invece, egli ha la possibilità di mostrare la sua conoscenza del cinema a tutto tondo. Dopo aver messo per anni alla berlina la cafoneria della tv italiana e l'ignoranza dilagante del popolo nostrano, stavolta è il turno di Hollywood. È il cinema americano infatti il più citato e parodiato. Certo, si tratta in ogni caso di un esperimento seriale che funziona a tratti, ma che mostra più lati positivi che negativi, in quanto, complessivamente, vista anche la sua natura breve (solamente otto puntate da 20/25 minuti ciascuna), fa divertire lo spettatore scherzando con lui e di lui. Tanti elementi meta che associati alla bravura di Maccio Capatonda, nonostante sia meno graffiante del solito (tuttavia chi ama il meta-cinema e lo stile del suo mattatore è difficile rimanere delusi), rendono The Generi (ancora disponibile su Sky on demand) una buona serie comedy italiana. Infatti i guizzi, i colpi di genio, i giochi di parole e i tormentoni certamente non mancano. La serie non avrà il ritmo forsennato di Mario, ma può risultare gradevole anche a chi apprezza il cinema e il genere parodistico. Maccio Capatonda è questo, prendere o lasciare (oppure, se preferite, Tutteddue!). Perché va bene che non è riuscito del tutto, ma questo esperimento interessante, in cui egli riesce ad uscirne a testa alta, senza mai snaturare la propria vena comica, che ha sì alti e bassi, è proprio una bomba. Voto: 7

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