sabato 23 novembre 2019

Strike Back (7a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 28/10/2019 Qui - L'avevo anticipato al tempo della recensione di Warrior che Strike Back non fosse ancora morto, ma adesso lo sarà, perché la Sezione 20 chiude nuovamente i battenti. Dopo il riavvio con un nuovo cast avvenuto l'anno scorso (qui la recensione), la serie action della Cinemax lascia infatti lo schermo una seconda volta, e questa volta per sempre. E ci lascia con una settima (ma solo se contiamo una prima stagione di altra produzione) ed ultima stagione, intitolata per non far confusione Strike Back: Revolution, andata in onda su Sky Atlantic a primavera scorsa, decisamente scoppiettante. Una stagione che non cambia il leitmotiv, che rimane di gran qualità dal punto di vista tecnico, con acrobazie folli e sequenze d'azione davvero impressionanti, che riprende con la squadra della sezione 20 (solo Alin Sumarwata ossia Gracie Novin c'è ancora) capitanata per la seconda volta dai sergenti Wyatt e McAllister (Daniel MacPherson e Warren Brown), impegnati nelle indagini sull'abbattimento di un terrorista russo nel mare del sud della Cina e della misteriosa sparizione della bomba nucleare su cui egli stava lavorando. Ai due agenti si aggiungeranno anche il colonnello Alexander Coltrane, interpretato da Jamie Bamber, come nuovo comandante della sezione 20 e l'agente russo Katrina Zarkova con il volto di Yasemin Kay Allen. Ai tutti si aggiungerà un nuovo tecnico informatico, e soprattutto un nuovo villain. E insieme daranno vita ad una stagione parecchio movimentata, in cui i nostri dovranno affrontare agenti mercenari e terrificanti signori della guerra, mentre scopriranno una cospirazione che minaccia di spingere il mondo sull'orlo di un conflitto globale.
E insomma, con un misto di dramma, spionaggio e avventura, Strike Back continua a regalare tanta azione, un azione sicuramente banale (la storia è infatti sempre la stessa) ed ovviamente prevedibile (tuttavia in questo caso ci si può passare sopra, dopotutto è impossibile pretendere altro), ma comunque in grado di intrattenere, e bene. Certo, di difetti ce ne sono, e tanti, come inserire una bella ragazza solo per far l'amore e poi farla morire (è successo più di una volta), forzare in alcune situazioni la mano (inutile dire in quali, chi conosce il genere sa perfettamente di cosa parlo) ed infine giocare continuamente con i cliché, però ci si può accontentare di un po' d'azione rude e cruda, un po' stereotipata ma onesta. E dopotutto è quello che ho sempre trovato dalla prima stagione, dove a risuonare come intro la stessa sigla, che rimane ancora un must (almeno per me). E così che dopo anni ed anni, la serie action più action del piccolo schermo chiude, chiude regalando appunto uno spettacolo pirotecnico non eccezionale ma negli standard di una serie sicuramente sottovalutata ma sempre in grado di rendersi piacevole e godibile allo spettatore. Perché se una serie è in grado di darti quello che cerchi, un po' di adrenalina, allora soddisfacente è il tutto. E tuttavia rispetto alla stagione precedente un piccolo passo indietro, ma nel complesso (seppur con un malus relativo alla ripetitività dei difetti) sufficientemente riuscita. Voto: 6-

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