mercoledì 26 maggio 2021

The End of the F***ing World (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/05/2021 Qui - La prima stagione di The End of the F***ing World era nel suo piccolo perfetta, poi è arrivata la seconda stagione, in cui si fa un passettino indietro, forse più di uno, era quindi necessaria? Nonostante i nuovi episodi siano comunque godibili infatti, l'amore tragico e disfunzionale tra Alyssa e James non aveva bisogno di secondi capitoli. Eppure, la seconda stagione non rovina del tutto le aspettative, rende comunque giustizia alla prima e riesce incredibilmente (seppur con meno intensità) ad emozionare, sorridere e coinvolgere ugualmente. Ritroviamo Alyssa e "inaspettatamente" James, entrambi travolti dalle conseguenze che ha portato con sé l'omicidio del professor Clive Koch e facciamo la conoscenza di Bonnie, interpretata da Naomi Ackie, che scopriremo essere un'altra "conseguenza" del triste evento. La giovane psicopatica è proprio il primo dei vari difetti che pesano su questa stagione, la sua storia è narrata frettolosamente e in più è legata ad un altro personaggio senza alcun peso o legame (positivo o negativo che sia) instaurato precedentemente con lo spettatore. Il risultato è quindi un personaggio piatto, bidimensionale, contraddistinto esclusivamente dal poco che serve per trascinare avanti la storia e, soprattutto, privo di qualsiasi appiglio empatico a cui lo spettatore possa aggrapparsi. A proposito di storia, poco ispirata la trama che gira un po' a vuoto, con annessi improbabili macchiette piuttosto dimenticabili. Ma, fortunatamente non tutto è da buttare, al contrario, la fotografia è sempre molto curata e, unita alla colonna sonora, mantiene quel fascino fuori dal tempo che incornicia perfettamente le surreali disavventure della giovane coppia. In tal senso menzione d'onore anche per la suddetta coppia: Alex Lawther e Jessica Barden, ancora una volta calzanti e convincenti. Indovinato inoltre il finale, che non lascia presagire altro. Insomma, la seconda stagione di The End of the F***ing World sicuramente non mantiene gli standard qualitativi della prima, ma è godibile, complice anche la brevità che la rende adatta al binge watching e che, qualora non piaccia, riduce la sensazione di aver sprecato tempo prezioso. Voto: 6,5

Narcos (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/05/2021 Qui - Dopo l'ottima e bellissima prima stagione, ho fulminato anche la seconda stagione di Narcos, il risultato è stato più o meno simile a quello della prima. La seconda stagione della serie infatti, che parte lì dove si era conclusa la precedente (ma per il ricercato numero uno la situazione cambia e si complica irrimediabilmente), conferma quanto di buono fatto con la prima, proponendo la stessa ricetta con delle interessanti variazioni. Si conferma per esempio l'approccio molto documentaristico, con innesti sensati e mirati d'immagini e video di repertorio. Di alto livello il fronte dell'azione vera e propria, con una componente che si può considerare più propriamente action, che si concretizza in alcune sequenze efficaci ed elaborate, che sfociano, nel sesto episodio, in un fantastico piano sequenza di tre minuti che non può lasciare indifferenti. Si confermano anche i contrasti che caratterizzano la serie, un montaggio capace di mostrarli in parallelo: una efferata esecuzione alternata ad una doccia rilassante, un discorso televisivo controllato e strategico ad una sfuriata fuori controllo, le diverse reazioni di Javier Peña e Steve Murphy. Narcos 2 dedica più spazio alla componente intima della storia di Pablo Escobar, indugiando maggiormente sul privato del narcotrafficante: approfittando della protetta vita da recluso per sfuggire ai suoi avversari, gli autori colgono l'occasione per proporre spaccati di vita privata, mostrando il boss di Medellìn insieme ai figli, la moglie e la madre, dando a Wagner Moura la possibilità di definire ancora più profondamente e efficacemente una figura complessa e controversa della fine del secolo scorso. Sono momenti preziosi, dal Pablo impegnato in un videogioco con il figlio a quello che rassicura la bambina, che in qualche modo riescono a rendere ancora più folle e insostenibile la componente criminosa delle sue attività. Attività che inevitabilmente lo porteranno (e non è affatto uno spoiler) alla morte. In questo senso, senza di lui, chissà come se la caverà la serie nella sua terza (regolare) stagione, stagione che continuerà la sua vita concentrandosi sulla lotta al Cartello di Cali, stagione che sono comunque ansioso d'iniziare e quindi vedere. Voto: 8

Banshee - La città del male (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/05/2021 Qui - Non c'è pace a Banshee. Gli "scalcagnati" protagonisti si ritrovano alle prese, anche in questa seconda stagione, con una serie lunghissima di brutti ceffi e situazioni infuocate dalle quali è praticamente (quasi) impossibile uscire. Non senza aver versato molto sangue, proprio e altrui. Allontanandosi, almeno in parte, dalla rincorsa al colpo di scena, in favore di una prevedibile, quanto auspicabile, discesa verticale tra le pieghe del Male, Banshee - La città del male seconda stagione fa le prove per farsi (più) grande, proponendo, senza soluzione di continuità, un viaggio spazio temporale che, volutamente, confonde e rende ancora più labili i confini delle azioni perpetrate. Certo, ci vuole un po' di sana pazienza perché, nonostante lo sforzo profuso nel tracciare i percorsi narrativi, ancorché psicologici, dei protagonisti, la grana è, spesso, grossa e i dialoghi non sempre sono all'altezza. Ciò detto, va dato atto delle capacità produttive, come già, peraltro, accadeva nella prima stagione, nel confezionare episodi che "funzionano", arrivando, dopo il quinto, e in questo senso decisivo, episodio, a toccare punte di notevole lirismo. Eh già, perché in uno scenario dove l'uso della violenza si fa sempre più (ri)soluzione catartica, Sesso e Morte si oggettivizzano nei corpi nudi che si penetrano (anche) con la lama di un coltello che assume, a più riprese, in questi contesti, valenza fallica, e Banshee - La città del male seconda stagione è, prima di tutto, un posto dell'anima, luogo di purificazione e di educazione criminale, dove noi, come e forse più dei protagonisti, torniamo sempre, maledettamente, volentieri (e poi innegabile l'aspetto erotico, ci si aggiunga a questo giro Trieste Kelly Dunn e Odette Annable). Il difetto principale di questa seconda annata risiede tutto in una certa ripetitività della trama generale (il tema è, praticamente, lo stesso della stagione introduttiva), con conseguente accrescimento delle parallele sotto-trame personali di tutti i personaggi, non tutte sviluppate efficacemente, ma comunque ben ritmate ed orchestrate tanto da intrattenere felicemente senza patemi. In conclusione un gradino sotto alla prima ma sempre alla grande. Voto: 7+

BoJack Horseman (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/05/2021 Qui - Continuano le disavventure del cavallo più umano che ci sia. E no, non sto parlando di Pippo Baudo, ma di BoJack Horseman, l'ex attore televisivo con aspirazioni drammatiche che non riesce a farne una giusta: dal presentarsi a casa di una vecchia amica, senza considerare che lei nel frattempo ha messo su famiglia, fino a sputtanare suo malgrado il film sul suo mito di sempre, Secretariat. Seconda stagione sempre su alti livelli, ma un pelo sotto la prima. Non so esattamente il perché: sarà l'inevitabile scomparsa dell'effetto sorpresa, e del tratto e dell'ambientazione, sarà la convenzionale esplorazione dei personaggi secondari che da un lato amplia il respiro della messa in scena e dall'altro dà una sensazione di riempitivo, o forse sarò strano io. Quasi tutti hanno detto che dalla seconda stagione BoJack Horseman sarebbe esponenzialmente migliorato rispetto alla prima, io invece trovo che pur mantenendosi su eccellenti livelli non aggiunga moltissimo alla prima tornata di puntate, nelle quali avevo già trovato molte cose buone che questa serie ha da dire. Certo, si avverte una migliore "messa a fuoco" dei temi, una raggiunta maturità nella scrittura degli episodi ed in quella dei personaggi (che diventano ancora più sfaccettati, sempre più analizzati, sempre più destabilizzati, sempre migliori), anche in questa seconda stagione poi la carne sulla brace (carne di cavallo, ovviamente) è molta, ma si perde un po' del brio ammirato nella prima, risultando più riflessiva sui problemi della vita, visto che la depressione del protagonista è crescente. Non mancano tuttavia le gag che la rendono (nuovamente) ottima ed imperdibile, visto che la serie mantiene forte il proprio cavallo di battaglia: ironia e riflessione unite per un unico obiettivo, raccontare qualcosa in più sulla vita. Niente male, per una serie su un cavallo antropomorfo. Voto: 8