Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/07/2021 Qui - Non è mai semplice dire addio a una serie che, pur coi suoi alti e bassi, ci ha tenuto compagnia per anni. Vikings avrebbe dovuto concludersi prima? Certo. Avrebbe potuto fare di più nella caratterizzazione della storia e dei personaggi nelle ultime due stagioni? Assolutamente sì. Ma lo ricorderemo sempre per le battaglie coreografate alla perfezione, per la caratteristica fotografia fatta di colori freddi, per i meravigliosi paesaggi nordici, per l'affascinante misticismo. Nonostante tutti i problemi della stagione (una stagione divisa in due da 10 episodi ciascuno) vale la pena infatti reggere qualche episodio un po' lento per osservare la degna conclusione che ci riserva il finale, uno splendido tramonto che scompare nel mare, un lungo viaggio concluso nel miglior modo possibile. Si conclude così Vikings, con due personaggi (iconici a modo loro, e paradossalmente erano gli unici rimasti...) che contemplano il tramonto ricordando affettuosamente il passato e l'amato Ragnar (purtroppo la sua mancanza si è nuovamente sentita dopo che già la quinta stagione ne risentiva, e più ancora di questa), ma con lo spirito ben indirizzato verso un nuovo inizio, verso un nuovo tipo di vita. È un tramonto che cala anche su una serie che ha saputo distinguersi nel panorama televisivo e che chiude una stagione la quale, purtroppo, paga il prezzo di una sceneggiatura incapace di mantenere il peso delle proprie ambizioni e delle numerose carte lasciate in gioco, sacrificando elementi che avrebbero meritato ben più spessore. Tuttavia, anche in questa annata, Vikings ha mantenuto il suo fascino e la sua potenza visiva, che hanno contraddistinto dall'inizio il forte magnetismo dello show. Resta la delusione per una narrazione forse poco decisa e coesa, che ha vagato un po' come hanno vagato i suoi protagonisti in quest'ultima, decisiva stagione. Si chiude così il sipario su una delle serie più rappresentative del proprio genere che, nonostante tutto, non ha mai perso il suo fascino evocativo e che sarà sicuramente ricordata anche negli anni a venire. Voto: 6+
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lunedì 26 luglio 2021
Vikings (6a stagione)
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mercoledì 27 novembre 2019
Knightfall (2a stagione)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/11/2019 Qui - Dopo la visione della seconda stagione di Knightfall, purtroppo si devono confermare tutte le perplessità e i dubbi suscitati dalla prima stagione (qui la recensione). Pur rimanendo una piacevole e scorrevole fiction di ambientazione medievale (riuscendo a coniugare scene di battaglia adrenaliniche ed emozionanti con sequenze di dialogo ben strutturate, alimentando una trama precisamente intessuta, fatta di intrighi e giochi di potere), la serie di History Channel (che riprende esattamente dal finale della precedente, che vedrà due fazioni ben schierate: da una parte i Templari e dall'altra re Filippo IV con i suoi figli) dimostra di essere stata realizzata all'insegna della massima inverosimiglianza storica, nonostante il tentativo di incanalare la vicenda in un serrato alternarsi di battaglie, duelli, agguati e assedi che accompagnano il doloroso percorso di redenzione del Templare Landry, degradato dall'Ordine per via dei suoi numerosi peccati. Tutte le storyline alternative vengono sbrigativamente accantonate, a cominciare dal mistero del Santo Graal che si è visto nella prima stagione, infrangersi contro un albero per mano di Landry, per concentrarsi sulla rinascita e vendetta del protagonista nei confronti di un Re Filippo sempre più odioso e furente. Il famoso processo ai Templari ci viene presentato in maniera puerile e frettolosa (nella realtà il processo durerà 7 anni), tra roghi e fantasiose torture pseudo-medievali. Nel voler favorire ad ogni costo una narrazione scorrevole e semplicistica, si rinuncia a qualsiasi forma di vero pathos sulla tragica fine dei cavalieri Templari. E anche quegli aspetti più misteriosi ed esoterici che fanno parte della leggenda templare vengono trascurati o banalizzati in Knightfall. Privati del loro nemico storico, in Knightfall vediamo i Templari, con Landry in testa, battersi con i nemici più improbabili: dopo i mercenari russi (e ninja) entrano in scena i fantomatici Luciferiani, una sorta di setta satanica che si nasconde nelle foreste circostanti. Quindi, dal punto di vista storico non ci siamo.
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venerdì 11 ottobre 2019
Vikings (5a stagione)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 09/10/2019 Qui
Tema e genere: Quinta stagione per la serie televisiva canadese di genere storico creata e scritta da Michael Hirst, incentrata sulle gesta del popolo vichingo.
Tema e genere: Quinta stagione per la serie televisiva canadese di genere storico creata e scritta da Michael Hirst, incentrata sulle gesta del popolo vichingo.
Trama: Ivar, ancora pieno di rabbia per la morte del padre, dopo l'uccisione del fratello Sigurd al termine di Vikings 4, continua a sfogare la sua rabbia muovendo ancora guerra sul suolo inglese per espandere le conquiste dei Norreni (ma anche altro vorrebbe ed avrà). Floki, dopo la morte di Helga, parte per seguire la voce degli dei e si imbarca su una minuscola barca alla ricerca di una nuova vita (la troverà ma ad un prezzo). Dopo che Re Ecbert ha firmato il trattato per cedere parte delle sue terre ai Norreni, suo figlio, Re Aethelwulf, cerca di sfuggire ai pagani con l'aiuto del Vescovo Heahmund. I figli del Re Aethelwulf, Alfred e Aethelred, però non saranno in accordo col modo di agire del padre (che ben presto morirà, e complicata sarà la successione, ingombrante lo zampino della madre). Lagherta continuerà a regnare a Kattegat, ma sarà sempre più minacciata.
Recensione: La serie Vikings, al termine della quarta stagione (qui la recensione), aveva gettato le basi per un'importante svolta nella trama mostrando la morte di Ragnar Lothbrok e le prime anticipazioni su chi avrebbe assunto un ruolo da protagonista nelle puntate inedite. Il creatore dello show, Michael Hirst, ha chiuso (forse sbagliando) un importante capitolo della storia e ha dato vita a spunti narrativi inediti che, tuttavia, forse per colpa dell'assenza della sua punta di diamante, non sono riusciti a mantenere intatta l'atmosfera che aveva contraddistinto fin dal suo inizio il progetto targato History. Questa stagione infatti, segna non solo il punto più basso, ma lascia nello spettatore un senso di frustrazione notevole. Rabbia per aver lasciato che un prodotto valido, innovativo ed indipendente venisse abbandonato a sé stesso. Rabbia per una sceneggiatura quasi inesistente, se non in alcuni momenti di tensione davvero alta (che si possono contare sulle dita di una mano). Delusione per la mancanza di personaggi nuovi a cui appassionarsi, a cui interessarsi e legarsi, come era accaduto nelle stagioni precedenti. Guardando questa stagione si ha l'impressione di osservare una nave che affonda senza la possibilità di salvarla. Una stagione povera di novità e dove quei pochi personaggi che potevano sembrare interessanti scadono nella banalità, prima di essere eliminati completamente per mancanza di logica o coerenza di trama (la suddetta è infatti abbastanza confusa). Il personaggio di Jonathan Rhys Meyers, che prometteva di portare nuova linfa vitale, è stato sballottato da un lato all'altro, finendo in una rete di monotona inutilità. Si tratta tuttavia soltanto di un rappresentante di quella che è una serie lunga di esempi. Personaggi male utilizzati o poco sfruttati, in questo contesto, sono stati davvero tantissimi. Sono mancate le fondamenta che avevano reso la serie tv di Michael Hirst un punto di riferimento tra gli sceneggiati storici. Vikings era un'innovazione nel suo genere: per i dialoghi, le dinamiche e le trame. In questo caso, dato che si è già detto come i personaggi siano allo sbaraglio, non si può che sottolinearne anche la scialba parlantina. Forse si poteva definire Vikings ai suoi albori come "acerba" nei dialoghi, ma quest'ultimi non sono mai stati così brutti come in queste circostanze (e il doppiaggio non aiuta).
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giovedì 13 giugno 2019
Knightfall (1a stagione)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/04/2018 Qui - Da qualche anno History, la rete di divulgazione storico e scientifica, ha deciso di puntare anche sulla fiction e sono usciti fuori prodotti televisivi molto interessanti, primo tra tutti l'ottimo Vikings, non dimenticando anche la discreta miniserie Radici. In questo caso, riportandoci ai tempi dei Templari, Knightfall, miniserie televisiva storica statunitense creata da Don Handfield e Richard Rayner (che vede tra i produttori anche Jeremy Renner), si gioca le sue carte sfruttando il fascino del Sacro Graal e seguendo le gesta di uno degli ordini cavallereschi più famosi al mondo, uno degli ordini più ricchi, potenti e misteriosi del Medioevo e della storia, a cui era affidato il compito di difendere la cristianità e la sua più preziosa reliquia (e altresì nascondere segreti capaci di distruggere interi imperi). La serie quindi entra in questo intrigante mondo, nelle loro battaglie in Terra Santa e soprattutto nel loro difficile rapporto con il re di Francia Filippo IV detto il Bello che sarà la causa della loro fine. Ma nel frattempo che il peggio dovrà avvenire, la miniserie si concentra sul Maestro dei Templari di Parigi Landry du Lauzon (Tom Cullen), un valoroso guerriero scoraggiato dai fallimenti dei Templari in Terra Santa (ovvero dalla caduta della città di Acri, l'ultima roccaforte) che è rinvigorito da notizie riguardanti il Santo Graal, riapparso in Francia. Parte così una missione di vita o di morte per ritrovarlo. Una missione che riserverà sorprese, anche perché Knighfall, cavalcando l'onda del momento del tema storico molto in voga sia sul piccolo che sul grande schermo, si pone e abbraccia (perdendo purtroppo spesso l'obbiettivo) anche cavalieri, amor cortese, società segrete e medioevo, per cui molto c'era sul piatto. Tuttavia il suddetto, che stando ai trailer si prospettava succulento (tra battaglie epiche, avventure esotiche e quant'altro), si è rivelato invece meno gustoso di quello che poteva essere. Giacché a conti fatti lo show non ha convinto fino in fondo, mostrandosi troppo simile ad altre produzioni e quindi prevedibile.
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venerdì 24 maggio 2019
Radici (Miniserie)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2017 Qui - Dopo tante produzioni davvero accattivanti, History Channel ha pensato bene di rifare il remake di una miniserie storica, ebbene nonostante alcuni piccoli difettucci comunque tranquillamente trascurabili, ha nuovamente sorpreso in positivo, perché Radici (Roots), miniserie televisiva statunitense in quattro parti, prodotta nel 2016, remake come detto della storica serie televisiva (1977 Radici) ispirata al romanzo omonimo firmato dal premio pulitzer Alex Haley che narra la vita di Kunta Kinte, dal suo rapimento in Africa dai parte dei trafficanti di schiavi, fino all'arrivo negli Stati Uniti dove si ritroverà incatenato a lavorare per l'uomo bianco, è davvero bella (a volte spiazzante e sconvolgente), emozionante e soprattutto storicamente interessante nonché spunto di riflessioni importanti. La serie infatti, andata in onda negli Stati Uniti in quattro serate, dal 30 maggio al 2 giugno 2016, durante il Memorial Day, proiettata in anteprima nella sezione Fuori Concorso del Roma Fiction Fest 2016, trasmessa in prima visione dal canale History, della piattaforma satellitare Sky, dal 16 dicembre 2016 al 6 gennaio 2017, come ovviamente ben si capisce, racconta l'annosa questione della schiavitù, una piaga sociale che nonostante il tempo passato e l'abolizione non ha mai smesso di perseguitare l'umanità. Serie che nel 1977 catturò l'attenzione di un'intera nazione e non solo, del mondo intero, tanto che spinse il paese (quello Americano soprattutto) ad un interesse nazionale verso la genealogia e contribuì ad allentare le tensioni razziali. Tutto grazie ad Alex Haley che basandosi sulla storia della sua famiglia, scrisse uno dei romanzi più famosi al mondo (1976 "Roots: The Saga of an American Family"), romanzo che cambiò per alcuni il modo di pensare ottuso di certe persone, anche se purtroppo ancora oggi il razzismo è all'ordine del giorno. Un romanzo che entrò di diritto nella storia, una storia personale della famiglia dello scrittore, le cui vicende erano, sono, profondamente intrecciate con la deportazione e la schiavitù dei neri d'America. E così dopo la celeberrima miniserie originale del 1977, e dopo aver acquisito i diritti dal figlio di David L. Wolper, Mark Wolper, questa nuova miniserie della durata di otto ore, con lo stesso Mark Wolper produttore esecutivo e anche LeVar Burton, protagonista della miniserie del 1977, che figura tra i produttori esecutivi insieme a tanti altri, ecco questo remake che, non cambia la trama originale (conosciuta a molti) ma la dispone da una prospettiva più contemporanea, con un linguaggio nuovo e più vicino alla televisione moderna, permettendo alle nuove generazioni (ma anche alle precedenti) di riscoprire un classico della letteratura e della televisione.
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sabato 18 maggio 2019
Barbarians: Roma sotto attacco (Miniserie)
Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 10/08/2016 Qui - Barbarians: Roma sotto attacco (Barbarians Rising) è solo l'ultima delle spettacolari produzioni di History, la nuova straordinaria docu-serie del canale storico più famoso del mondo che stavolta parla di Roma. Anche se questa però non è la storia gloriosa di Roma, è la storia epica dei guerrieri che hanno osato ribellarsi e hanno combattuto in nome della libertà, la loro libertà. Per più di mille anni, Roma è stata una potenza all'apparenza invincibile, ma alcune popolazioni non hanno rinunciato al proprio modo di vivere e hanno sfidato il dominio romano con l'obiettivo di distruggerlo, e alla fine ci sono riusciti. Loro i barbari, così i Romani chiamavano chiunque fosse estraneo alla loro civiltà, genti ricche e colte, come i Cartaginesi, o tribù ai margini della civiltà, primitive e brutali, come gli Unni. Popoli che, in epoche diverse, si sono rifiutati di piegarsi al potere romano e hanno lottato per la propria indipendenza. Barbarians: Roma sotto attacco è perciò la storia di questi uomini e donne che hanno rischiato la vita, opponendosi alla città più potente che il mondo antico avesse mai conosciuto. Una guerra sanguinosa alimentata da lotte, intrighi, tradimenti e vendette, vista attraverso gli occhi di alcuni dei guerrieri (alcuni famosi altri no) più geniali, abili, coraggiosi e feroci del passato come Annibale, Spartaco, Budicca, Alarico e Attila. Attraverso quasi mille anni di storia, e raccontando con accurate ricostruzioni storiche la ribellione dei barbari, tribù dopo tribù, nazione dopo nazione, questa bellissima serie evento, dall'alto valore produttivo, che si avvale del contributo di storici ed esperti di diverse nazionalità, tra questi, lo storico e scrittore Valerio Massimo Manfredi e i professori delle più prestigiose università del mondo, da Yale ad Oxford, sorprende, coinvolge, emoziona ed entusiasma.
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sabato 4 maggio 2019
Texas Rising (Miniserie)
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