mercoledì 19 luglio 2023

Scissione (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/07/2023 Qui - Brillante, divertente, geniale: tutto quello che si potrebbe desiderare da una serie sci-fi è in questa serie creata da Dan Ericksen col patrocinio di Ben Stiller (nientemeno), qui regista e produttore esecutivo. Protagonisti e comprimari fanno a gara in bravura (Adam Scott in particolare), mentre la storia si dipana con trovate così originali da far dimenticare qualche possibile buco di trama o complicatezze un poco indigeste. Questa metafora dell'alienazione lavorativa è difatti una delle più originali e angoscianti distopie proposte negli ultimi anni. In generale, sorprendente. E in questo senso assolutamente da non perdere. Se spesso la serialità americana si caratterizza infatti per l'omologazione dei contenuti, "Severance" rappresenta una boccata d'aria fresca per personalità e originalità della storia. Una raggelante e incisiva distopia del mondo lavorativo rappresentato da un impersonale e asettico edificio in cui si muovono impiegati "scissi" tra realtà lavorativa e vita privata. All'estetica appagante si associa la profondità dei contenuti e l'ottima caratterizzazione dei personaggi. L'ottima regia di Ben Stiller (che torna a dirigere Patricia Arquette come accaduto con Escape at Dannemora) e Aoife McArdle riesce efficacemente a sottolineare il continuo senso di oppressione della storia. Peccato solo che nella parte centrale la stagione perdi un po' di smalto, dilungandosi e appiattendo a tratti il racconto. Malgrado ciò, gli ultimi episodi registrano una grande crescita di tensione, insieme alla qualità della trama e alle caratterizzazioni dei vari personaggi, fino a raggiungere il culmine con un finale letteralmente al cardiopalma, che invita lo spettatore ad aspettare con ansia la seconda stagione, che per fortuna ci sarà. Voto: 7,5

Succession (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/07/2023 Qui - Sarà che finalmente qualcosa si è mosso, sarà che è stata l'ultima stagione effettiva, ma alla fine la mia sufficienza (troppi tira e molla nelle tre stagioni precedenti) la raggiunge. Jesse Armstrong individua la conclusione più giusta, perché il tema era la successione e questo momento è arrivato, altro non c'è. In Succession 4 infatti, un avvenimento improvviso (ma inevitabile era la morte di Logan Roy) rompe i fragili equilibri e cambia le regole del gioco, che si fa (se possibile) ancor più spietato. Se dopo il micidiale finale toscano della terza stagione, nei primi episodi di Succession 4 un fronte comune sembrava possibile, l'idillio si rompe in un battito di ciglia (o meglio, di cuore). E ora che non è più possibile strappare l'amore del padre, l'unica cosa che sembra poter dare un senso alle esistenze dei protagonisti è ereditare il suo impero. Un impero che persone non serie, ridicole e lunatiche (come tutti i fratelli Roy), non meritavano di possedere. Questa stagione ha difatti dimostrato (come se ce ne fosse poi davvero bisogno ribadire) a tutti gli spettatori quanto nessuno di loro meritasse veramente di maneggiarlo quel potere. In questo senso Succession è stata spesso definita un "trattato sul potere" e questa quarta stagione, una stagione in pieno stile Succession, sia in positivo che negativo (bastano pochi minuti perché tutto cambi di nuovo), non fa certo eccezione. Emblematico il finale, in cui la volontà di Logan viene rispettata: vendere l'azienda perché nessuno dei suoi figli sarebbe mai stato in grado di governarla come lui voleva e desiderava, ci ha provato a scegliere uno di loro ma semplicemente l'avidità di tutti e tre li ha condotti a questa fine. Una fine tragica, o meglio con un finale dove nessuna delle tre fazioni principali vince (almeno apparentemente). Ma sarà stato forse meglio così. Comunque a metà di quest'ultima stagione, la serie appare sempre più simile a una riunione che avrebbe potuto essere evitata con un'email. In ogni caso bene in questo modo, bene che sia finito, ma una serie perfetta non è mai stata, men che meno capolavoro. Voto: 6

The Punisher (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/07/2023 Qui - Avevo apprezzato la sua presenza nella seconda stagione di Daredevil, e speravo in questa serie spin-off per migliorarne l'apprezzamento, ma il risultato mi ha molto deluso. Non tanto per la confezione, il protagonista ha un carisma eccezionale, la trama è molto ben strutturata, la fotografia discretamente curata e gli scontri sono tutti superiori al resto di quelli visti in tutte le serie Marvel ex Netflix (eguagliati solo da Daredevil), quanto per tutto il resto. Qualcosa decisamente non va (l'interesse scema), e va bene la prima stagione, che ben "conclude" la vendetta familiare (complotto annesso), ma la seconda davvero inutile. C'è infatti un crollo verticale rispetto alla prima, alcune forzature di sceneggiatura davvero troppo campate in aria rendono lo svolgimento dei fatti astruso e inverosimile anche per una trama fumettistica. La quantità di legnate, coltellate, spari, pallottole, sprangate, cazzotti, bombole di metallo sul cranio che i nostri (anti)eroi oramai riescono a incassare e rapidamente superare raggiunge in questa seconda stagione vette inusitate. Il brodo è allungato e la comparsa della ragazzina non credo abbia mai generato empatia nel suo far coppia con The Punisher (molto posticcia la cosa). Bene almeno, che si sia posto un punto finale alla serie. Alla fine in ogni caso, valido come prodotto, ma non risulta sicuramente chissà cosa. Voto complessivo: 5,5

Narcos: Mexico (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/07/2023 Qui - Spin-off dell'ottima serie ambientata in Colombia (qui), è un prodotto ben realizzato e curato, e dall'indubbio impatto drammatico, peccato che qualcosa si perda e qualcosa manchi. Dal punto di vista del modo di raccontare la storia, Narcos: Mexico riprende a grandi linee quanto visto nelle tre stagioni di Narcos, ma rispetto alla serie madre/padre manca oggettivamente qualcosa: oltre all'effetto sorpresa, le scene d'azione sono poco realistiche, con armi dai caricatori infiniti, armi che sparano senza tenere il grilletto premuto e situazioni spesso al limite del non accettabile parossismo. Punto assolutamente negativo di Narcos: Mexico è il modo nel quale i malviventi sono tratteggiati: quasi sempre in modo fin troppo benevolo, come a volerli accostare allo spettatore. Se in Narcos vi era una netta distinzione tra i buoni ed i cattivi, in Narcos: Mexico la cosa è molto più sfumata. Narcos: Mexico vede ovviamente un cast completamente rinnovato, fatte salve alcune figure che avevamo visto già in Narcos, cast che al contrario della serie originale non stupisce per potenza di recitazione. Narcos: Mexico insomma, è una serie che perde per strada buona parte delle unicità che aveva fatto grande la serie sulla lotta a Pablo Escobar, eppure, nonostante questo e nonostante alcuni attori siano alquanto irritanti, Narcos: Mexico porta a casa un risultato insperato. Forse grazie alla possibilità di inserire trame e sotto-trame, la serie riesce comunque a farsi gradire nelle tre stagioni che la compongono ed è un discreto compendio di Narcos. Il ritmo è sempre alto (la sigla e la colonna sonora rimangono di qualità superiore), e tutto sommato la serie è una di quelle che si può vedere senza rimorsi. Voto complessivo: 7