mercoledì 19 gennaio 2022

Fargo (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2022 Qui - Mi accingo, con notevole ritardo, a guardare le 4 stagioni di "Fargo" che traggono spunto dall'ottimo film (forse il loro capolavoro) dei fratelli Coen (di cui ricordo adesso poco ma che so per certo mi piacque tanto). Intanto abbiamo delle straordinarie location, il bianco abbacinante del Minnesota che inghiottisce personaggi e cose. L'ordinario di una piccola città di provincia che incontra lo straordinario e come una palla di neve che diventa una valanga provoca reazioni altrettanto grandi. Non è solo l'universo di Fargo, che comunque rimane la cornice, ma è il cinema dei fratelli Coen che viene riproposto in questa stagione televisiva autoconclusiva, alla stregua di True Detective. Gran lavoro sui personaggi a cominciare di Billy Bob Thornton, male impersonificato, assassino e manipolatore di esistenze, un Anton Chigurh (Non è un paese per vecchi) più filosofico e sottile. Il Lester Nygaard di Martin Freeman, piccolo borghese frustrato che vende la propria anima e più cerca di tirarsi fuori dai guai e più ne rimane invischiato. Sono solo esempi dove anche le figure secondarie hanno la loro importanza, oscillando tra inettitudine e bontà d'animo (Bill, lo sceriffo), paura e coraggio. Una sceneggiatura ben calibrata, ricca di humor nero che rende omaggio ai due cineasti americani, qui in veste di produttori. Una regia che svolge più che degnamente il proprio lavoro e tutto un comparto tecnico (fotografia, costumi, scenografie e colonna sonora) di alto livello, poi aggiungiamoci un cast di tutto rispetto ed il prodotto raggiunge livelli ottimali. Il soggetto non è nulla di sorprendente e la sceneggiatura non è irresistibile (ci sono delle storie e dei personaggi la cui presenza mi ha lasciato perplesso) ma alla fine dei conti, tralasciando un paio di puntate nella parte centrale, mi ha molto coinvolto e colpito. Davvero notevole e decisamente imperdibile. Voto: 8+

The Witcher (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2022 Qui - Da grandissimo appassionato del videogioco (dell'intera saga, con The Witcher 3 giocato lo scorso anno, e vincitore del Saba Games Awards 2021), non posso che apprezzare lo sforzo, ma pienamente soddisfatto non sono rimasto. La serie all'inizio infatti mi ha deluso poiché mi sarei aspettato uno strigo più simile alla controparte ludica, ma la serie si basa su l'opera letteraria di The Witcher, che non ho letto e che racconta le avventure dello strigo prima di diventare il Geralt che noi tutti videogiocatori conosciamo, ed ho fatto un po' fatica con la trama. L'ordine cronologico degli eventi crea difatti confusione, in me l'ha creata, quindi posso immaginare che un neofita totale possa aver avuto parecchi problemi a seguire il corso degli eventi, forse non di questi problemi avranno avuto i lettori della controparte cartacea, ma è innegabile che un certo disordine in questa prima (introduttiva) stagione ci sia. Nonostante tutto ciò, e in linea generale, come detto, ho abbastanza apprezzato. Ed io sono il primo a dire che nella serie ci sono svariati difetti, ma non tali da pregiudicare la qualità generale. Il potenziale inoltre c'è, ma spero che successivamente diventi meno confusionaria. Gli attori sono stati scelti bene, su tutti Henry Cavill, che ama davvero il personaggio e l'ha rappresentato ottimamente. Anche Yennefer è stata ben rappresentata (Anya Chalotra si fa notare), così come Ciri ed altri personaggi più secondari. L'unica che devo ancora inquadrare (e qui entra in campo il mio lato gamer) è Triss, molto diversa da come me l'aspettavo, e a dire il vero non molto convincente in generale. Per il resto, gli effetti sono buoni (considerando il budget non esorbitante), il ritmo non cala quasi mai e l'atmosfera c'è tutta. The Witcher è una serie costruita da chi sa il fatto suo, quindi da qui in poi si può solo migliorare. Aspetto di vedere la seconda stagione, che tra l'altro su Netflix è già bell'è che pronta. Voto: 7+

Tales from the Loop (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2022 Qui - Una serie tv di fantascienza ambientata in un passato alternativo, uguale e diverso dal nostro e che al nostro corre parallelo. Tales from the loop però, si spoglia degli eccessi visivi della fantascienza moderna e ne mette alla luce l'anima nostalgica, lo spirito della fantascienza: la curiosità per l'ignoto e per la scoperta che è insita da sempre nell'animo umano. In una versione alternativa degli anni '80, in cui le macchine coesistono come mansueti animali da compagnia dell'Uomo, il tempo attraverserà e collegherà le vite di un gruppo di persone che vivono sopra il Loop, facendo accadere l'impossibile. Loop difatti, che narra gli eventi che accadono agli abitanti di una cittadina che ospita una macchina che sovverte le regole spazio temporali, filtra la fantascienza in modo originale. Non contano le storie (legate tra loro, ma realizzate in modo autoconclusivo), quanto i sentimenti dei personaggi e lo spirito di perdita e malinconia che permea le loro vicende, immerse in un paesaggio (idilliaco e inquietante al tempo stesso), ricco di elementi appartenenti ad una passata civiltà. Fotografia, scenografie e colonna sonora di alto livello, per una serie che se narrativamente non fornisce sempre il meglio (straordinarie le prime tre puntate e l'ultima, le altre non esattamente sullo stesso livello, anzi), non smette tuttavia di far riflettere (appassionare, affascinare) fino alla fine. Bravi infine tutti gli interpreti, alcuni compaiono in molti episodi, altri meno (ma comunque si ergono com'è giusto che sia Jonathan Pryce e Rebecca Hall) e regie, di mani diverse, ben allineate al tono generale. Nel complesso bella serie (purtroppo ancora non si sa se continuerà), Tales from the loop merita davvero (la trovate su Prime Video). Voto: 7

La casa di carta (Parte 1)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2022 Qui - Quanto può essere perfetto un piano, quante variabili possono essere previste, quanti imprevisti possono essere fronteggiati senza conseguenze. La casa di carta gioca molte delle sue carte sulla sua (im)prevedibilità. Una rapina dai tempi molto dilatati, filosofia degli assalitori che proprio sulla dilatazione dei tempi, sul prendere sempre tempo nei confronti della polizia cerca di portare a termine il suo piano. Sulla sceneggiatura è vero quando si afferma che bisogna fare un solido patto con la sospensione d'incredulità, ma al tempo stesso questa stessa sceneggiatura ha un ritmo perfetto, che non dà respiro e propone capovolgimenti e colpi di scena in ogni puntata. Ben caratterizzati i personaggi sia da una parte che dall'altra, con una leggera preferenza per i rapinatori dove le figure del Professore e Berlino spiccano sugli altri (curiosa la citazione di Bella Ciao). E' un prodotto che pesca da molti generi cinematografici ma che riesce ad assemblare bene il tutto in maniera organica. Una bella sorpresa che sia pure nelle sue imperfezioni, funziona che è una meraviglia. Voto: 8

Squid Game (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2022 Qui - Un intrigante circo (gonfiato di sadismo, azione e distopia) diventato virale in poche settimane. Non interessa tanto il riferimento ai vari prodotti survival/sci-fi dai quali (questa serie di produzione Netflix) attinge a piene mani quanto la capacità di avere una propria forza visuale (pop-gore) della quale s'impernia una scrittura tesa e attenta all'evoluzione dei personaggi (in una discesa disumanizzante). Si fa fatica a non empatizzare per qualcuno di questi carismatici protagonisti. Una spirale di violenze in perfetto stile asiatico, che fa riflettere sulle metafore sociali contingenti. La traccia narrativa non è infatti particolarmente originale e, apparentemente, non lo è neppure la messinscena. Eppure Squid Game è una serie che sa essere davvero spiazzante. Non parlo dell'evidente assurdità del gioco in cui sono coinvolti i personaggi (questo non sarà il primo né l'ultimo survival game di cui abbiamo notizia), quanto appunto della capacità della serie tv di affrontare temi universali, pur essendo un prodotto assolutamente geolocalizzato dal punto di vista fisico e culturale. Una serie pervasa da un certo nichilismo di fondo, con un certo grado di citazionismo e soprattutto coinvolgente. Un successo mondiale di imprevedibile grandezza, con momenti di assoluto intrattenimento e con minime cadute di tono. Una serie ben fatta e avvincente per tutti i suoi episodi che si possono tranquillamente vedere tutti d'un fiato. Nove ore di adrenalina pura tra giochi che scrutano nell'animo umano più violento. Il gioco fatto in coppia è chiaramente quello più esaustivo sotto questo aspetto, e anche il più crudele. Il cast è tutto convincente e pur non essendo originale come soggetto anche i momenti di dialogo sono scritti bene e tengono alto l'interesse e la curiosità sul come andrà a finire. Non mancano i colpi di scena soprattutto nel secondo e nell'ultimo episodio. Certo, c'è qualche ingenuità, ma nulla che comprometta il risultato finale. Sequel assicurato, nonostante abbia già detto quasi tutto quello che voleva dire. Notevole. Voto: 7,5

Loki (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 19/01/2022 Qui - Uno dei personaggi più interessanti dell'universo Marvel (anche se personalmente mai particolarmente amato) in una serie a lui dedicata e che si svolge dopo l'ultima avventura degli Avengers. La storia è incentrata sui paradossi temporali e prende dal suo protagonista il sarcasmo e l'ironia beffarda vista nei precedenti film dedicati ai vendicatori (anche talvolta esagerando inutilmente). Al netto della brillante prova del suo protagonista e della sua perfetta spalla, la sceneggiatura mostra il fiato corto, con una vicenda che si fa presto ripetitiva. Eccellenti invece (come è lecito attendersi nelle produzioni di questo tipo) gli effetti speciali. Parte infatti molto bene, con tre episodi ben ritmati e scorrevoli, dalla trama oggettivamente affascinante (seppur non originale) tra sbalzi temporali, varianti e universi paralleli, ma poi diventa eccessivamente verboso e sembra arrotolarsi un po' su se stesso, arrivando a un episodio finale meno esaltante di quanto fosse lecito aspettarsi. Comunque è un prodotto godibile della serialità Marvel (un prodotto da vedere, su Disney Plus, specialmente se fan), con Tom Hiddleston che aggiunge nuove sfumature al suo Loki e sorprendentemente adeguato Owen Wilson (ma WandaVision gli è comunque e nettamente superiore). E' in programma una seconda stagione, spero riescano ad aggiustare un po' il tiro, nel tentativo di esaltarne i pregi e limarne i difetti. Voto: 6