venerdì 27 gennaio 2023

Babylon Berlin (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - Da period thriller con intense spruzzate di dramma a period drama in tutto e per tutto con le puntate che entrano nel vivo dell'ascesa del nazismo. Le circostanze privano così la serie del suo glamour e di molto altro, il risultato è sempre sì impeccabile, ma non più entusiasmante od interessante. La quarta stagione inizia con premesse che vanno ben oltre le già cupe trame delle stagioni iniziali. Ora la narrazione si è concentrata sull'ascesa del Partito Nazista ed è sempre più angosciante, forse troppo, e sono già troppi anche i nazisti. Ma non è solo più opprimente, pessimista e claustrofobica, è anche meno sontuosa. Non c'è più difatti il pretesto per gratificare il direttore della fotografia, il responsabile delle scenografie, il costumista e il make up artist, il che viste le stagioni precedenti (molto più affascinanti) un po' dispiace. Perché va bene che l'età dell'oro è finita, che ci sono solo mestizia, strade fangose e vestiti laceri, ma i delitti e le truffe (mai negate istanze politiche interessanti) così come il lato thriller dove sono finiti? Non basta una canzoncina, due balli e sparatorie tra gangster a stuzzicare più del dovuto, per una serie che rimane comunque da vedere, anche se ora mancano la follia e l'opulenza degli inizi, che mi avevano conquistato. Voto: 6

The Rising - Caccia al mio assassino (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - Il classico "giallo" whodunit in cui la tensione è tutta tesa alla ricerca del colpevole dell'omicidio, che però prende una deriva soprannaturale quando è la morta a dare la caccia al proprio assassinio. Se l'idea non è originale, non solo un precedente format belga ma addirittura un videogioco (Murdered: Soul Suspect), non banale è il risultato. La serie riesce infatti a trovare una propria strada tra allungamenti inevitabili (ma non tediosi) e riflessioni costruttive (sullo stato dei rapporti tra le persone, sulle verità nascoste, sugli obiettivi individuali che muovono il nostro agire). Un equilibrio d'intenti che funziona. Oltre agli aspetti soprannaturali e thriller (in buona parte efficaci ed inseriti) sono difatti e proprio le dinamiche interpersonali il motore della serie tv, quella voglia di riflettere, ancora una volta, sulla vita dei ragazzi e degli adulti, sul senso profondo dell'esistenza. The Rising cede a quella voglia di spingere lo spettatore a credere in una svolta improvvisa anche mutando improvvisamente l'atteggiamento del personaggio, dando un senso di artificiosità non necessario. Piccoli difetti per un prodotto ampiamente godibile, che se fosse stato prodotto da Netflix e non da Sky, avrebbe avuto più risonanza e valutazione. Voto: 6,5

Perché non l'hanno chiesto a Evans? (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - La frase pronunciata da un uomo in fin di vita è il titolo dell'adattamento televisivo dell'omonimo romanzo di Agatha Christie scritto nel 1934 in una miniserie di 3 puntate ad opera di Hugh Laurie, qui nelle vesti di sceneggiatore e regista. Smaccatamente (o drammaticamente?) "british" la miniserie ci riporta alle atmosfere dei romanzi d'epoca di Christie cercando di attualizzarle attraverso uno stile fresco ma anche contemporaneo, risultando quindi anche più leggero ma anche piacevole e, perché no, genuino. Non mancando poi tutti gli stereotipi tipici del giallo (e creati per la maggior parte proprio dalla scrittrice inglese) che Laurie dimostra di conoscere piuttosto bene, giocando con loro ma senza mai banalizzarli troppo e se dal punto di vista dell'intrigo non si avvertono grosse sorprese (ma alcune soluzioni narrative appaiono fin troppo meccaniche) la narrazione procede spedita regalando anche qualche momento di spensieratezza (una riuscita componente comedy, quest'ultima garantita soprattutto dalla chimica dei due protagonisti principali interpretati da Will Poulter e Lucy Boynton). La serie convince molto meno invece nella sua componente tecnica e visiva, alla fine quindi bene ma non benissimo. Voto: 6

Harry Palmer - Il caso Ipcress (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - Un'elegante (in parte appassionante e coinvolgente) storia di spionaggio ambientata negli anni '60 nella tensione della Guerra Fredda (in un gioco vanesio in cui nessuno vuole mostrare la propria debolezza). Ma se da una parte abbiamo appunto una messa in scena elegante, efficace, con arguti cenni alla politica contemporanea (gli americani fanno sempre gli americani, con la loro voglia di prevalere e di controllare gli altri), immersi infatti nei colori pastello tipiche di quegli anni, la (mini)serie potrebbe quasi essere scambiata per un film di quegli anni tra una colonna sonora perfetta e una ricostruzione impeccabile, dall'altra un giovane (forse troppo) attore bravo (Joe Cole) ma poco carismatico, almeno in confronto a Michael Caine, nel film del 1965 che adattò il romanzo (qui ampiamente rielaborato) di Len Deighton per il grande schermo, e una storia forse un po' troppo aggrovigliata. Nonostante questo, nonostante le comunque classiche dinamiche, una miniserie che, perfettamente condita dal tipico cinismo britannico, non delude l'appassionato. Raffinata nello stile e (in parte) nella scrittura Il caso Ipcress è difatti una serie imperdibile, soprattutto per chi ama lasciarsi coinvolgere da un bel thriller. Voto: 6+

Billions (6a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - La sesta stagione non è la migliore di Billions e con ogni probabilità è pure la peggiore, ma è riuscita a galleggiare senza rovinare niente, tenendosi su standard che nel panorama seriale attuale sono comunque al di sopra della media. Impresa non da poco, come non lo era rimpiazzare un protagonista dal carisma di Bobby Axelrod con un terzo incomodo, Mike Prince, che nella stagione d'esordio da primattore (ovvero la quinta) ha dimostrato di poter reggere bene il ruolo (ma Corey Stoll non è comunque Damian Lewis). Come certifica anche il duello finale con Chuck in Cold Storage (l'ultima puntata), in cui ha mostrato fino in fondo tutto il suo potenziale. E proprio il finale di stagione, sicuramente piacevole, ma che riassume perfettamente l'andazzo stagionale della serie, pieno di difetti (diminuzione in modo significativo per quanto riguarda le trame, soprattutto secondarie, e lo sviluppo dei personaggi) ma sempre in grado di convincere abbastanza. La settima stagione è in cantiere e Chuck porta a casa la prima (mezza) vittoria dopo una lunga serie di sconfitte e pareggi. Ora la speranza è che si tratti dell'ultima stagione, così da vedere se finalmente Chuck riuscirà ad avere la meglio sul dilagante potere dell'oligarchia americana. Voto: 6

Il villaggio dei dannati (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - Terzo adattamento del romanzo di John Wyndham dopo l'originale di Wolf Rilla e il remake di John Carpenter: questa volta i bimbi non hanno l'aspetto di perfetti esemplari di razza ariana ma per il resto si comportano come i loro poco empatici "antenati" (malefici, ma più alieni, bambini dai notevoli poteri elettrico-mentali, che agiscono spesso come un unico individuo). La vicenda si fa seguire senza problemi, anche se alcune sotto-trame appesantiscono inutilmente la narrazione e non tutti i personaggi risultano interessanti, inoltre l'aggiornamento ai tempi attuali (seppur ben proposto) appare gestito in maniera troppo approssimativa. Ma nonostante un epilogo anche frettoloso, nel complesso vedibile, grazie ad una discreta confezione e ad attori piuttosto funzionali (con spruzzate di tensione quando il gruppetto entra in azione per vendicarsi, o scoprire cosa pensano i genitori) un'occhiata infatti la merita. Voto: 6

Outlander (6a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - Una stagione decisamente strana la sesta (penso che il Covid abbia incasinato tutto, alcune scene sembrano messe insieme a caso), per una serie che ha raggiunto sì il suo epilogo piuttosto drammatico, ma è stato (quest'ultimo) un viaggio (dopo quello così così della quinta stagione) un po' traballante di (soli) otto episodi per arrivarci. Una serie che ora sembra solo una (banale) soap opera. Dalla prima stagione, che aveva qualcosa per tutti (via via peggiorando), a questa sesta che non ha niente per nessuno (solo sesso), una stagione che tradisce i personaggi, costretti a prendere decisioni antitetiche a quelli che erano/sono. Così tanto tempo sullo schermo è stato dedicato a personaggi che non hanno chimica o sono semplicemente noiosi. In effetti, noioso descrive l'intera stagione. Immaginare di avere la rivoluzione americana sul punto di crollare e di non creare alcuna tensione con essa. Una stagione decisamente mediocre. Voto: 5+

Raised by Wolves - Una nuova umanità (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - Mi accorgo solo ora di essere stato (tra i pochi che l'hanno vista) uno dei pochi a non aver apprezzato la prima stagione, di conseguenza questa seconda, di cui avrei sinceramente fatto a meno, almeno nel vederla, forse speravo che calibrasse il tiro, e invece non succede. Non ho odiato apertamente questa stagione (purtroppo già assicurata nonostante la mia reticenza), ma sono deluso ed amareggiato. La prima stagione ha creato un bel carico di misteri, che qui nella seconda più che vedersi sbrogliare si accumulano ancora di più, facendo perdere alla stagione completamente la bussola. La trama s'infittisce (già un dannato serpente volante era troppo stavolta) e ne succedono un sacco di stranezze (ed amenità varie), che invece di essere semplici pezzi di un puzzle da ricomporre, diventano invece semi per ulteriori misteri che mai probabilmente verranno svelati (cancellata a questo giro la serie potrebbe non avere futuro). Il problema più grande della seconda stagione è che non è all'altezza della premessa e promessa che anche la sigla d'apertura (evocativa di un incombente senso di fine dei tempi) proponeva. Una ripartenza umana era possibile o è inutile provarci? Gli umani saranno sempre umani e sempre li stessi errori faranno. Il senso di tutto si perde, rimane la banale definizione degli androidi esseri più umani degli umani stessi. Una stagione inconcludente e mediocre. Voto: 5

Yellowstone (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 27/01/2023 Qui - Il dualismo tra il vecchio e il nuovo e la difesa dei valori della tradizione avverso l'imminenza della modernità: Taylor Sheridan fa centro anche alla quarta stagione di Yellowstone (dove tra l'altro lo si vede nuovamente con le vesti d'attore), la gemma di Paramount Network che continua a conquistare tra tensione, colpi di scena, cupezza e misteri (terza qui). Una quarta stagione che punta tutto su alcuni dei protagonisti, finendo però per appiattirne altri e soprattutto proponendo alcune storie secondarie non sempre convincenti. Nonostante questo, la straripante Beth e alcuni colpi di scena ben gestiti riescono a tenere alto il valore della serie, che anche a dispetto di alcuni limiti riesce sempre ad essere coinvolgente e ben strutturata. In questo caso una stagione (quasi di transizione) che sembra anche il preludio (volente o nolente) per uno scontro su larga scala che potrebbe dominare le prossime stagioni. Voto: 6,5