sabato 5 dicembre 2020

Petra (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2020 Qui - Dopo I Delitti del BarLume, che spero di rivedere presto, Sky si butta nuovamente sul giallo, stavolta non in chiave commedia ma in chiave prettamente noir, e il risultato seppur non eccezionale è apprezzabile. Petra, composta da quattro mini-film collegati tra loro, è tratta dalle opere di Alicia Giménez Bartlett ed è interamente diretta da Maria Sole Tognazzi. Alla luce di questo è caratterizzata da uno sguardo spiccatamente femminile che va ad affrontare un storia di crimine e violenza tutto sommato tradizionale attraverso una lente tuttavia abbastanza inedita e scevra dai soliti stereotipi (ma non del tutto, cambiano i toni, e un po' tutto il resto, ma niente di cui sorprendersi troppo). La protagonista è infatti una donna, è Paola Cortellesi, un'ispettrice della mobile di Genova, che dall'archivio si ritrova catapultata in prima linea a risolvere dei casi di omicidio e di violenza, assieme al viceispettore Antonio Monte (interpretato da Andrea Pennacchi) poliziotto vecchio stampo prossimo alla pensione, ricco di saggezza umana e di grandi intuizioni (diligente la sua interpretazione). I due, nonostante le numerose differenze caratteriali, costruiranno una solida affinità professionale oltre che una sincera amicizia. A proposito di ciò, regia, fotografia e adattamento complessivo della serie sono impeccabili (Genova come location funziona abbastanza), ma la ricerca della perfezione nella creazione di un personaggio spigoloso, scostante risulta a tratti troppo artificiosa, costruita, quasi falsa. E in questo, spiace dirlo, non aiuta la scelta di Paola Cortellesi. Nel primo episodio la sua Petra è troppo carica, troppo caricaturale e poco reale, per fortuna nel corso degli episodi in particolare nel terzo e nel quarto tutto si normalizza e il personaggio risulta più naturale, più fluido. Ed alla fine personaggio convincente ed affascinante. E le storie? Sinceramente ho faticato a lasciarmi trasportare dalle storie raccontate nei singoli episodi, innegabilmente però ben scritte e ben dirette. Alla fine una buona serie che semplicemente si lascia guardare. Voto: 6+

Supergirl (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2020 Qui - ArrowFlash e ora anche Supergirl perdono pezzi e qualità. Non fa del tutto peggio dell'altrettanto sofferta seconda stagione (qui), ma non fa neanche meglio. La terza stagione dell'eroina Kryptoniana impersonata da Melissa Benoist, è stata infatti tutt'altro che esaltante ed il finale di stagione, intitolato Battles Lost and Won, il perfetto specchio di quello che è stato il faticoso svolgimento di un trama generalmente poco attenta e, nel complesso, non troppo coinvolgente. Certo, il finale riesce a dare una conclusione sufficientemente dignitosa alle più recenti storyline, ma saranno necessarie molteplici migliorie per riuscire a tenere in piedi questo show, in particolar modo dal punto di vista della scrittura. Difatti questa terza stagione procede sottotono, tanta psicologia, tanti sentimenti, tante cose da raccontare e poca azione di quella vera, ma soprattutto tante stupidaggini. Nel senso che sbagliate alcune soluzioni narrative (sostanzialmente raffazzonate e pretestuose), tanto che alquanto stupida risulta spesso Kara. Con una certa punta di delusione, non posso perciò valutare positivamente questa stagione, anche perché la terza stagione di Supergirl è stata quella dalle potenzialità più disattese, finora. Certo, allo stesso tempo, va ricordato come a livello di storia sia stata anche la più ambiziosa, sotto molteplici aspetti, però fare meglio non era impossibile. Voto: 5+

Room 104 (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2020 Qui - Certamente non un successo di pubblico (siamo in quattro probabilmente ad averla vista), eppure la serie antologica creata dai Fratelli Duplass, forte anche del consenso della critica (io l'ho sempre comunque apprezzata), è tornata con una terza stagione (in onda nuovamente su Sky Atlantic) composta da 12 nuovi episodi ambientati come sempre nel microcosmo della stanza di motel da cui prende il nome. A volte squallida e deprimente, altre volte più luminosa e di classe (ma mai così di classe), la Room 104 è l'unica costante e collegamento tra gli episodi che raccontano ognuno una storia diversa con personaggi diversi, attingendo di volta in volta dai generi più disparati. Dal thriller con sfumature horror, alla commedia nera fino al dramma nudo e crudo. Nella Stagione 3, Room 104 spinge al massimo per assicurarsi che nessuno di questa dozzina di nuovi cortometraggi risulti uguale o già visto a quelli realizzati nelle due stagioni precedenti. Eppure si continua a giocare con i contorni temporali e metafisici di questa solitaria stanza di motel, cosa che non fa altro che accrescere la sensazione di déjà-vù e quindi di già visto. Struttura e ritmo sono quelli che accompagnano lo show sin dalla prima stagione: apertura, sensazione o avvenimento sinistro in crescendo e climax scioccante (grottesco nella maggior parte dei casi) che dovrebbe sorprendere ma che non manca mai di lasciare il pubblico con l'amaro in bocca. In alcuni episodi minori, più leggeri nelle atmosfere, i minuti finali sembrano sempre l'ultimo tentativo di salvare i precedenti venti minuti. Peccato perché con The Plot, l'episodio d'apertura della stagione che vede protagonista Luke Wilson, si era avuta l'impressione che lo show iniziasse a voler seguire una struttura narrativa canonica che investigasse addirittura l'origine della Room 104 e degli avvenimenti che prendono vita tra quelle mura in mezzo al deserto. Tuttavia, Room 104 sembra arrancare anche nelle puntate successive, quasi come se avesse paura di mostrare la sua mitologia (sempre se gli autori ne hanno costruita una). Ogni episodio lascia lo spettatore indifferente, senza nulla avergli dato e senza nulla avergli tolto. Una sensazione piuttosto frustante. Comunque alcuni episodi belli ed interessanti ci sono, ma nessuno oltre la media, cosicché pur confermando il mio apprezzamento alla serie (che vedrà anche una quarta di stagione), il giudizio a questo giro (questa stagione infatti, dopo una sufficiente seconda stagione, delude un po') è parzialmente negativo. Voto: 5,5

Quantico (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2020 Qui - Serie tv arrivata alla sua terza ed ultima stagione e presentata alla sua uscita come una delle più promettenti serie degli ultimi anni. Effettivamente sia il Pilot che la prima serie promettevano davvero bene, con una sceneggiatura avvincente che fondeva eventi presenti (da cui la trama principale) a rimandi passati grazie all'abile uso di continui flashback che di volta in volta spiegavano le dinamiche intercorse tra i vari personaggi ed i loro rapporti all'interno di tutta la storia con un buon mix tra genere romantico e spy. Purtroppo come spesso accade nelle fiction di oltreoceano, però, il voler mercificare ad ogni costo i buoni prodotti seriali, sul lungo periodo non paga quasi mai a meno che alla base non ci sia effettivamente una sceneggiatura capace di reggere per tante stagioni. Infatti dopo il bell'exploit della prima stagione, tra l'altro auto-conclusiva e basata su una trama lineare che si sviluppava per tutte le puntate, ne hanno prodotta una seconda (qui) dove cambiata l'ambientazione, hanno mantenuto lo stesso copione narrativo della stagione precedente, producendo inevitabilmente un fattore di déjà vu nello spettatore pur mantenendo buoni livelli. La terza stagione invece pare essere stata creata solo per spremere le ultime energie da un prodotto che di fatto (o probabilmente) non aveva più nulla da dire, infatti è composta solo da 13 episodi, di cui 8 auto-conclusivi e quindi slegati gli uni dagli altri se non per le sotto-trame che legano i protagonisti, trasformando così una piacevole novità televisiva in un mero telefilm vecchio stile, mentre dall'episodio 9 al 13 vi è un ritorno al format originario con una trama unica. Purtroppo il risultato non è ai livelli della prima stagione, infatti non avrà un seguito. Voto: 4,5

The Gifted (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2020 Qui - La prima stagione di The Gifted finiva con molte potenzialità ancora aperte, tanto ancora da svelare, tanto da raccontare e molta azione da vedere. La seconda stagione comincia con il freno a mano tirato, non ci sono passi in avanti significativi, a parte l'evidente cambio di colore e pettinatura di un paio di personaggi il resto è rimasto tutto invariato. I cattivi Mutanti della Cerchia Interna che pianificano, i Sentinel Services che provano a mantenere l'ordine, i Purificatori che danno la caccia ai mutanti e la Rete clandestina che prova a proteggerli, anche se ha cominciato a dare seri segni di cedimento, e tutti che alla fine fanno solo danni. Durante la stagione sono usati flashback che conducono alcuni dei protagonisti in mini avventure, molto spesso fini a se stesse e poco efficaci ai fini di una trama fluida e godibile. Speravo di assistere a qualche bel combattimento fatto bene oppure allo sviluppo delle trame legate agli Strucker, cosa poco realistica poiché i fratelli sono separati, purtroppo, mi sono ritrovato interi episodi d'immobilismo e fiacca che ti lasciavano davvero solo un paio di briciole di trama interessante. Francamente sono rimasto davvero deluso della gestione di questa stagione, si poteva fare molto ma molto meglio, però ormai è tardi per recriminare sul latte versato, la Fox ha annunciato la cancellazione della serie, e sinceramente (anche se tutto è legato all'acquisizione di 21st Century Fox da parte di Disney che ad altro) è meglio così, anche se probabilmente il meglio doveva ancora avvenire, la guerra era infatti alle porte. Voto: 5

The Blacklist (6a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 05/12/2020 Qui - Mistero svelato, o almeno così sembrerebbe, parlo ovviamente dell'identità di Red Reddington, il misterioso ma affascinante protagonista di The Blacklist, magistralmente interpretato da James Spader capace, anno dopo anno, di portare sul piccolo schermo un personaggio difficile da odiare ma che non si può neanche totalmente amare. La sua ambiguità (rappresentata ottimamente da Spader, che ha ricevuto per questo ruolo due nomination ai Golden Globe) fa parte dell'origine del personaggio stesso, finalmente svelata al pubblico ed alla protagonista Liz (Megan Boone) nel diciannovesimo episodio della sesta stagione. Una stagione che arriva dopo una buona quinta stagione (qui) che lasciava però presagire questa verità, anche perché la nuova stagione riprende dal colpo di scena con cui la serie ci lasciò lo scorso ciclo di episodi. Ed è sostanzialmente questo il fulcro di una stagione nella media della serie, che però nelle altre puntate (fra le new entry dei nuovi episodi, c'è anche Christopher Lambert) non regala sorprese, quindi pure sotto a questa media, e poi come se non bastasse più che nelle precedenti stagioni qualcosa comincia a scricchiolare, quanto nella messa in scena che in tutto il resto. Tuttavia non manca di suspense, anzi, proprio al termine di questa sesta stagione l'ennesimo colpo di scena, che manterrà alta sicuramente l'attenzione alla prossima stagione, in cui ritroveremo (più o meno) tutti i protagonisti, anche il recentemente scomparso Clark Middleton nei panni di uno personaggi secondari più amati della serie. Voto: 5,5