venerdì 22 gennaio 2021

Empire (5a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2021 Qui - Le premesse per una stagione piena di scintille a suon di musica c'erano tutte, ma purtroppo in larga parte disattese. La quinta stagione di Empire prometteva una nuova tornata di episodi ad alto tasso glamour e musicale, ma quello che ha dato è, e mi pare di ripetermi ogniqualvolta (anche per la quarta più o meno lo stesso), la stessa solfa, con un pizzico di sale in meno, ovvero canzoni meno entusiasmanti, svolte narrative ancor più prevedibili, l'abbondanza dei cliché, però quelli della serie, infatti stesso giro stesse montagne russe, spettacolarizzazione della malattia e del dolore, il potere e la delinquenza. Il primo dei 18 episodi si apre con un espediente ben noto alle serie tv che vanno parecchio avanti negli anni, ovvero con un bel salto temporale (due anni in questo caso), il meccanismo serve sì ai fini della trama, ma non sarebbe il caso di dire "ebbasta"? Che poi il colpo di scena che aveva chiuso la quarta sufficiente stagione è una bolla di sapone, quello aperto dal salto temporale (chi è morto?) crea suspense ma porta solo alla noia (la famiglia Lyon non cambia mai, cadono e si rialzano in un batter d'occhio, le storie personali sempre quelle). Empire continua sì ad attrarre, facendoti affezionare ai personaggi e alle disgrazie familiari a ritmo di hip hop e rap, ma il musical drama, nato dalla mente di Danny Strong e Lee Daniels, forse è giusto che giunga al capolinea, la sesta dovrebbe essere l'ultima, lo spero. Comunque la quinta per fortuna è godibile e veloce, e menomale che il cast è sempre all'altezza, altrimenti sarebbe stato peggio. Voto: 5,5

Community (6a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2021 Qui - Una promessa è una promessa, assolutamente dovevo vedere l'ultima stagione di una delle serie comedy che ho più apprezzato nell'ultimo decennio, me ne ero dimenticato (sono passati 4 anni da quando vidi la quinta) fino a quando un'amica blogger me l'ha ricordato, e finalmente ci sono riuscito. Peccato solo che di memorabile in questa sesta ed ultima stagione sia solo l'ultima puntata, un episodio conclusivo che è una perla di malinconia. Un commiato riuscito, sincero, quasi commovente. Per due motivi, il primo è che sfortunatamente finisce, il secondo è che fortunatamente finisce. La sesta stagione infatti, nonostante alcuni colpi di genio innegabili, ha dimostrato che le cose sono/erano ormai arrivate alla fine. Si diceva di una nuova stagione o di un film, che non sono arrivati, ed è meglio così, Community è (ed era) arrivata al capolinea, ha dato tutto quello che poteva dare, ha alzato l'asticella una quantità impressionante di volte e adesso è giusto che sia finita. Per la verità, ero soddisfatto anche della chiusura alla fine della quinta stagione: tutto tornava, un equilibrio finale era stato trovato. Yahoo ha poi deciso di regalare ai fan una sesta stagione e qui le cose sono un po' cambiate: dopo un avvio decisamente buono, Community si è incartata, per quanto le storie delle singole puntate abbiano (quasi) sempre tenuto. Colpa dell'abbandono di alcuni protagonisti, sostituiti da innesti non eccelsi (ok Paget Brewster, del tutto avulso dal contesto Keith David). A cedere è stata l'atmosfera, il mood. La sesta stagione di Community è segnata da un senso incredibile di malinconia: tutti i personaggi perdono il proprio ruolo originario e diventano una versione sconfitta di se stessi. Nessuno riesce a crescere, a migliorare, anzi: tutti i protagonisti si trasformano in una copia stanca di quello che erano. Mi ha fatto male vederli così, cosicché fino gloriosa ed ingloriosa allo stesso tempo, un finale brutto (oggettivamente) e bello (soggettivamente), indeciso sul voto mi appello alla "politica". Voto: 6 (politico)

Cops - Una banda di poliziotti (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2021 Qui - Dopo Petra e prima ancora I delitti del BarLume l'ennesimo tuffo nel crime per Sky, a metà tra la prima e la seconda, una serie leggera che cerca di connubiare il genere comico ed il poliziesco. Un'idea interessante (la storia è ambientata ad Apulia, la "Città più tranquilla d'Italia", il cui commissariato di polizia rischia la chiusura per inattività, per impedirlo egli e i suoi uomini hanno un'idea: commettere i reati) che però non viene realizzata in pieno finendo molte volte in battute che non riescono a far scappare il proverbiale sorriso, forse figlie di una comicità un po' arretrata. Quantomeno, i personaggi principali nella loro semplicità sono ben caratterizzati e riescono a tenere in piedi la serie nonostante la debolezza caratteriale degli antagonisti. Alcune scene mancano però di vero e proprio mordente nonostante il momento che stanno cercando di rappresentare. In generale, si parla di un prodotto che merita la sufficienza, ma che non riesce ad andare oltre. La miniserie infatti, di due film da 90 minuti, remake del film svedese del 2003 Kops (che penso d'aver visto, ma non ne sono sicuro, si dice che a livello mondiale sia un cult), si fa vedere ma non convince fino in fondo. Luca Miniero torna dietro la macchina da presa realizzando una commedia parodica vivace e divertente che oscilla tra Una pallottola spuntata e Scuola di Polizia, ma spesso indeciso su che strada prendere (tra il serio e il faceto), un po' delude. Nonostante ciò, il (doppio) film è godibilissimo e intrattiene dall'inizio alla fine. Nulla da dire ai reparti tecnici che si dimostrano ancora una volta all'altezza delle aspettative di questa produzione (bella la location, una vera cittadina pugliese dal nome inventato Apulia). E che dire degli attori, bravi e piaciuti tutti nel ruolo, anche Claudio Bisio e addirittura Francesco Mandelli (cast comprendente Pietro SermontiGiulia Bevilacqua e Guglielmo Poggi, più Stefania RoccaDino Abbrescia e Giovanni Esposito). Un tocco di originalità in più, però, non avrebbe guastato. Voto: 6

Riverdale (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2021 Qui - Già la terza stagione non aveva convinto per la sua confusione e ripetitività, poteva la quarta fare peggio? Sì l'ha fatto. Da salvare in questa travagliata (per gli addii, il virus ed altro) stagione ecco la prima e l'ultima puntata. Nonostante non mi abbia fatto piacere il ricamo (tramite alcune svolte narrative inutili, soprattutto successivamente, come la comparsa di un fratello) sul personaggio interpretato da Luke Perry, la prima puntata, proprio in suo ricordo, è stata emozionante sì, soprattutto quando tra finzione e realtà ecco palesarsi Shannen Doherty, la Brenda di Beverly Hills 90210, che con Luke aveva condiviso il set e una profonda amicizia. E veniamo all'ultima, che nonostante l'ennesimo cliffhanger finale (che comunque sembrerebbe fortunatamente più coerente di quello usato nel finale della terza e punto centrale della quarta, non ci credeva nessuno che Jughead anima e narratore della serie potesse davvero morire), ho apprezzato tanto, in particolare per il modo in cui il racconto di Jughead si fonde con la realtà, sottolineando come quel lato dark, enfatizzato nella finzione, abbia in realtà dei richiami alle vicende che i ragazzi hanno effettivamente vissuto, e per la guerra tra il Preside Honey e i ragazzi stessi. Il resto (delle puntate) tutto abbastanza da dimenticare, a parte l'interessante questione delle videotapes (che porterà al succitato cliffhanger), perché ci sono state talmente tante falle, questioni lasciate in sospeso e aspettative disattese, per cui è impossibile dire che non ne sia rimasto deluso. L'errore è stato principalmente nella gestione dei tempi. Oltre alle storyline nella Stonewall Prep che aveva lanciato degli spunti interessanti, che poi però sono finiti nel peggiore dei modi, diventando una sorta di parentesi auto-conclusiva che ha davvero fatto più danni che cose positive anche tutto il tempo sprecato sulla casa infestata dei Blossom e la malsana convivenza con la salma di Jason (che poi come facciano due neonati a vivere in quella casa è un mistero), e tutte le altre trame secondarie che hanno portato ad un nulla di fatto. E non parliamo della puntata "canterina", un'obbrobrio politicamente corretto (non bastava quello che già c'è?). Gli ultimi due episodi hanno riacceso la speranza, ma non sono stati sufficienti a risollevare l'intera stagione. Inutile recriminare, si spera solo che con del buon materiale di base ci si possa rifare nella quinta (speriamo ultima) stagione, perché credo veramente che il mistero dello stalker sia uno dei più interessanti fino ad ora proposti. Voto: 5,5

Outlander (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/01/2021 Qui - Non ci giro intorno, la quarta stagione di questa atipica serie (dramma romantico e viaggi nel tempo) mi è piaciuta leggermente meno delle precedenti e i motivi sono tanti. In questa stagione, oltre a Jamie e Claire c'è un'altra coppia protagonista, che, onestamente, non mi ha convinto moltissimo. Quella formata da Roger e Brianna (figlia della coppia) già intravista nella terza stagione, che vivevano le loro vite negli anni '60. Tira e molla amoroso (e voglia della figlia di conoscere il padre) che alla fine (in questa stagione) portano entrambi nel passato, dove non bastano Jamie e Claire a far "danni" nel nuovo mondo (ossia l'America) ci pensano anche loro a far "casino". Ingenui entrambi, ma soprattutto lei, che si dimostra da subito davvero poco furba, per non dire di peggio. Alla povera Brianna, non per caso, le accadrà di tutto (come uno stupro, l'ennesimo della serie) in queste (13) puntate (l'unica nota lieta l'attrice che la interpreta, Sophie Skelton, comunque brava ma sopratutto molto bella), però anche a Roger non gli andrà tutto liscio. In questo senso la serie non fa altro che enfatizzare l'epoca in cui (tutti) essi trovano. E tutti e quattro (più Murthag che torna, fa piacere peccato che finisca sempre per far finire Jamie nei guai, come se già lui non ci si mettesse da solo) avranno un villain, lo stesso, Stephen Bonnet "la carogna", un villain ben interpretato ma troppo poco approfondito. In questa stagione Jaime e Claire si scontrano spesso anche con gli indiani con cui, a volte riescono ad avere dei rapporti pacifici, ed altre in cui arrivano allo scontro vero e proprio. Insomma in questa stagione c'è tanta carne al fuoco con il risultato che molte cose non sono approfondite come dovrebbero. Nel complesso anche questa stagione non mi è dispiaciuta (pur essendo la meno riuscita), ho apprezzato alcuni dei nuovi personaggi (soprattutto la zia Jocasta, ingiustamente trattata male, soprattutto da Claire, il suo rifiutare di adattarsi all'epoca in cui si trova è irritante) anche se sono dubbioso sul nuovo villain, la serie si guarda sempre con piacere ma mi ha coinvolto di meno rispetto alla terza stagione (e le altre). Gli attori sono tutti convincenti nei loro ruoli, i costumi come sempre sono curati (anche se, accidenti, potevano invecchiare Jaime e Claire un po' di più, sembrano quasi coetanei della figlia) e il cambio di location fa si che non ci si annoi mai, anche se mi manca un po' la Scozia. Eppure nonostante ciò ho cominciato a notare una certa ripetitività della storia (Jamie e Claire arrivano in una nuova città, si fanno un nemico potente, ci sono problemi con quest'ultimo, qualcuno viene stuprato), spero che nella prossima (spero anche l'ultima) stagione ci sia qualche cambiamento nella trama. Voto: 5,5 

lunedì 4 gennaio 2021

Bellezze cinematografiche/serialtelevisive edizione 2020

Classifiche pubblicate su Pietro Saba World il 31/12/2020 Qui - Un momento molto atteso, è il momento infatti della mia ode alla bellezza ed alla sensualità. Il Saba Beauty Awards è un premio difatti, per il terzo anno in un'unica versione (sia cinematografica che serialtelevisiva), che appunto premia le più belle donne apparse in tutte le pellicole e serie tv viste durante l'anno. In tal senso, poiché è ovvio che la scelta può essere stata "condizionata" dalle scene particolarmente hot di alcune di queste protagoniste, raccomando ai lettori che se le foto di seni nudi o altro vi infastidiscono e le trovate disdicevoli, di ignorare questo post. Agli altri invece, che apprezzeranno il suddetto post, di non essere volgari e di non esagerare nei commenti. A tutti comunque calma e sangue freddo. Ma prima di cominciare vediamo chi è la madrina di quest'anno, l'anno scorso fu Doris Day (la fidanzata d'America, qui) oggi ed ora, se non l'avete ancora riconosciuta, è Olivia de Havilland, scomparsa a luglio scorso all'età di 104 anni. Se non sapete chi è (cosa comunque plausibile visto che attiva come attrice dagli anni trenta ai sessanta) vi invito a rivolgervi a Google (ha recitato in Via col vento per dire). Detto ciò, torniamo a noi, e vediamo chi quest'anno non ci sarà, anche se ne avrebbe avuto tutto il diritto. Sì perché per evitare di vedere sempre le stesse protagoniste, devo rinunciare a qualcuna. E quest'anno in ambito cinematografico devo rinunciare alla bellissima Lily James di Yesterday, alla deliziosa Dove Cameron di Descendants 3, alla graziosa Lola Le Lann di Bluebird in my heart, alla sensualissima Emily Ratajkowski di Welcome Home, alla dolce Rosa Salazar di Alita, alla bella Kaya Scodelario di Un cavallo per la strega e poi a Shailene Woodley di Resta con me, Stacy Martin di Taj Mahal, Kelly Rohrbach di Un giorno di pioggia a New York, a Zoey Deutch di Zombieland: Doppio colpo, a Haley Bennett di Swallow (peraltro già vincitrice) ed a Kristen Stewart di Seberg e Underwater, mentre in ambito televisivo nuovamente al fantastico trio di giovani donzelle (ma non solo queste tre) Lili Reinhart, Camila Mendes e Madelaine Petsch della terza stagione di Riverdale, e poi alla Miriam Leone di 1994, a Emily Meade della terza stagione di The Deuce, a Evan Rachel Wood della terza stagione di Westworld, a Enrica Guidi della settima stagione de I delitti del BarLume, ad Annabel Scholey della seconda stagione di Britannia ed alla Liv Lisa Fries della terza stagione di Babylon Berlin. Ma non è finita qui, perché se anche non c'è stata l'occasione di citarle o più semplicemente lo spazio a disposizione, vorrei comunque mandare un bacio alla Amber Heard di Aquaman, ad Anne Hathaway di Attenti a quelle due e Serenity, a Felicity Jones di Una giusta causa, a Lily Collins di Ted Bundy e Tolkien ed alla Milla Jovovich di Hellboy, grazie di essere sempre così belle.

Le migliori attrici e i migliori attori, più le sigle e colonne sonore, delle serie viste nel 2020

Classifiche pubblicate su Pietro Saba World il 30/12/2020 Qui - In conseguenza del ridimensionamento delle classifiche di quest'anno anche nel mondo seriale televisivo le posizioni in classifica sono diminuite, ma sempre tante cose da premiare ci sono, come la scorsa volta (qui) e la precedente ancora, il terzo ed ultimo post sulle serie televisive viste, contiene al suo interno i premi ai migliori attori/attrici, le migliori sigle più le colonne sonore, che sono gli ultimi (nonché gli unici) premi ad essere assegnati in questo specifico campo (Nota: i link alle recensioni ci saranno in ordine di apparizione). Ed è così che mi congedo dalle classifiche finali, domani quella speciale di fine anno.

I MIGLIORI ATTORI
4. Ex aequo per il Dan Stevens di Legion, anche nella terza ed ultima stagione efficacissimo nel ruolo, per la pazzesca coppia di Papi John Malkovich/Jude Law di The New Pope, la nuova incredibile stagione della serie di Sorrentino, per il James Franco di The Deuce, anche nella terza ed ultima stagione efficacissimo nel ruolo (anzi doppio ruolo) e per l'intero cast maschile di Watchmen, in cui spicca certamente Jeremy Irons.

La Top 15 delle serie viste nel 2020

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 29/12/2020 Qui - Nel corso dell'anno (qualcosina in più rispetto a quello scorso) ho visto 49 serie per un totale di 51 stagioni, di queste ovviamente alcune sono finite nel listone delle peggiori (era ieri, qui se ve lo siete perso), ed altre in quella delle migliori, questa qui, che prende in considerazione (com'è ovvio che sia) le serie che non solo hanno raggiunto la sufficienza, ma l'hanno superata ampiamente, meritandosi un posto in questa classifica, quest'anno come il precedente (qui) contenente 16 serie, anzi, 15 (scorrendo la classifica saprete perché). Numeri a parte, l'occasione giusta anche per ri-consigliare (dopo esser già stati al tempo delle loro recensioni, recensioni che trovate cliccando sull'immagine) a molti la visione di queste (personalmente parlando) belle e buone serie.

15. Al netto di qualche scivolone narrativo e di qualche personaggio poco a fuoco, Gangs of London è un prodotto da premiare, assolutamente consigliato se non si è particolarmente sensibili al sangue e alla violenza, se si apprezza un certo cinema d'azione che strizza l'occhio a Oriente. (7)

Le peggiori serie tv viste dell'anno (2020)

Classifica pubblicata su Pietro Saba World il 28/12/2020 Qui - In attesa di scoprire le migliori proposte (secondo il mio modesto parere) seriali dell'anno in corso (ma non solo), era più che ovvio che prima toccasse alle peggiori, alle serie tv che non avessero raggiunto la sufficienza. Non l'hanno raggiunta né le 11 classificate né le mie personali delusioni, che come sempre (2019 qui) aprono questa mia classifica. Una classifica in cui in tal senso dovrei ovviamente rimarcare il fatto che tutte queste serie prese in esame, sconsigliabili non sono del tutto, dopotutto quello che non è piaciuto a me può piacere ad altri (dipende sempre dai gusti e tanti fattori), ma sono comunque tutte da prendere con le pinze (a parte la prima classificata, sicuramente evitabile). Detto ciò ricordo che potete trovare le recensioni cliccando sull'immagine della serie che vi interessa.

DELUSIONI
Delude la miniserie 8 giorni alla fine, che va oltre i classici prodotti disfattisti ad alta tensione ma non riesce ad essere emotivamente impattante, delude la nona stagione di AHS,
1984 ripresenta situazioni già note e gioca (troppo) sul fattore malinconia, delude la terza stagione di Room 104, che riesce a rendersi paradossalmente ripetitiva,
delude la quarta stagione di The Flash, che non sfrutta adeguatamente gli spunti interessanti a disposizione.