venerdì 21 giugno 2024

Yellowjackets (1a & 2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/06/2024 Qui - Ispirata a Lost, ecco la versione femminile de La società della neve, che si rivela interessante ma tendenzialmente ripetitiva, con salti temporali che esplorano gli stessi eventi da prospettive diverse. Questa tecnica, seppur utile per "allungare il brodo", crea una serie che mantiene un certo equilibrio tra i generi (dramma, survival e thriller con spruzzate d'horror) e a livello narrativo, ma rischia di annoiare lo spettatore con la ripetizione degli stessi eventi. La prima stagione getta comunque delle buone basi e delle buone aspettative per la stagione successiva. Una stagione, la seconda che, sebbene leggermente inferiore in termini di prestazioni, presenta dei momenti di forza e segue la struttura narrativa della precedente con due linee temporali. I migliori di questi momenti si trovano nella linea temporale del passato, mentre quella del presente risulta più debole, con una trama poliziesca meno avvincente e personaggi meno sviluppati (notevoli tuttavia le prove attoriali delle tre "grandi nomi"). Il finale cerca un colpo di scena scontato, ma lo realizza goffamente. Si percepisce ancora l'intento di dilatare la narrazione, il che non è positivo. Una terza stagione sembra inevitabile, ma a mio avviso dovrebbe essere l'ultima. Voto: 6,5 [Paramount Plus]

La caduta della casa degli Usher (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/06/2024 Qui - La miniserie di Mike Flanagan è un'ottima reinterpretazione delle opere di E. A. Poe, trasportate con maestria ai giorni nostri, mantenendo lo spirito originale e tessendo una rete di riferimenti. È una narrazione intelligente e affascinante, ricca di critiche verso la società capitalista e l'industria farmaceutica. Considero questo il suo miglior lavoro, con episodi che variano in bellezza ma rimangono di alto livello. Flanagan ha l'abilità di inserire elementi inquietanti e "scomodi", mescolati a momenti di sarcasmo (forse involontari, ma so che alcune scene mi faranno sorridere). In questa miniserie, ha raggiunto l'apice grazie a inquadrature e ambientazioni eccellenti, e un cast (che varia di alcuni elementi ma rimane immutato) che si esibisce (talvolta più che in altre occasioni) in modo impeccabile. Carla Gugino, nonostante il limitato tempo a schermo, riesce a dare vita al suo personaggio cruciale in maniera impeccabile. Anche il resto del cast non è da meno, interpretando le diverse personalità della famiglia Usher in modo tale da non farci tifare per loro. La violenza è un tema ricorrente in questa famiglia mentalmente instabile e piena di vizi. La durata della miniserie è adeguata e, anche se a volte sembra dilungarsi, un evento significativo rinvigorisce la trama. L'esperienza è molto piacevole, anche dal punto di vista ludico, grazie a sequenze horror ben realizzate. Flanagan naviga abilmente tra diversi piani temporali, rendendo il racconto fluido. Ogni dettaglio è curato attentamente, con un uso del colore che rende ogni episodio unico. L'episodio finale non risponde a tutte le domande e non tutto è perfetto, ma è un'opera magistrale che, con un po' di attenzione, cattura completamente. Voto: 7,5 [Netflix]

True Detective: Night Country (4a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/06/2024 Qui - Non è il True Detective di Nic Pizzolatto, bensì quello di Issa Lopez, ed è evidente. Una stagione debole che tenta di eguagliare la gloria della prima e inimitabile stagione, ma che non riesce a raggiungere quel livello di qualità (mi ha fatto pensare, negativamente, a Fortitude, che si è rivelata una delusione). La coppia di agenti deve districare un caso al limite dell'assurdo e trovare una soluzione realistica. L'inizio segue la tradizione della serie, evocando John Carpenter e un senso di orrore indefinito alla H.P. Lovecraft, sostenuto dalla notte artica perpetua (ambientazione che richiama a varie serie e pellicole di genere) e dai magnifici paesaggi naturali, ma dopo l'incipit si sviluppa una serie statica che tocca molti temi (questa stagione è la più esplicitamente politica e apertamente un manifesto femminista), senza però lasciare un'impressione duratura. È necessario attendere il finale del quinto episodio per risvegliarsi dal torpore. Purtroppo, la sceneggiatura non funziona. Gli episodi sono lenti e sovraccarichi di sotto-trame. Il finale migliora leggermente la narrazione, e nonostante ci sia un buon approfondimento dei personaggi e funzioni (Jodie Foster è perfetta nel ruolo), non è però sufficiente per rendere la stagione (la prima stagione a portare un sottotitolo) un minimo memorabile. Una stagione che, nel tentativo di differenziarsi, mette da parte tutti gli elementi narrativi e atmosferici che avevano reso interessanti (in modi diversi) le prime tre stagioni. Un vero peccato, decisamente la peggiore delle quattro. Voto: 6 [Sky Atlantic]

Seven Seconds (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/06/2024 Qui - La miniserie crime Seven Seconds (che inizialmente miniserie non doveva essere, ma una seconda più non ci sarà) si presenta come piuttosto anonima. Essa può essere suddivisa in due parti: la prima parte ci immerge nel contesto di una realtà degradata, dove temi come il razzismo e il pregiudizio sono fortemente evidenziati e offrono spunti di riflessione attuali. Tuttavia, il problema risiede nella narrazione frammentata e nel disequilibrio dei personaggi. Alcuni, come il sostituto procuratore KJ Harper e il padre della vittima, risultano irritanti e talvolta incomprensibili nelle loro azioni e parole. In contrasto, il personaggio del detective Fish emerge come il più riuscito, mostrando diverse sfaccettature e un'evoluzione significativa. La seconda parte, orientata verso il legal thriller, guadagna in solidità. Complessivamente, la miniserie oscilla tra pregi e difetti. Gli antagonisti mancano di una caratterizzazione memorabile, sono cattivi e basta. Inoltre, la narrazione risulta eccessivamente diluita con forzature nella sceneggiatura (buone invece le atmosfere gelide). Nonostante l'indagine poliziesca serva da filo conduttore per affrontare temi più ampi, alcune scelte narrative sono discutibili. La serie può essere guardata, ma non è essenziale. 5,5 [Netflix]

Echo (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/06/2024 Qui - La serie Marvel Echo si concentra su un personaggio poco noto, esaltando la diversità (la protagonista è sordomuta e monca di una gamba) e celebrando le origini native americane della tribù Choctaw. Tuttavia, al di là delle scene d'azione, la serie delude. Cinque episodi sembrano girare in tondo, appiattendo un personaggio che aveva più sfaccettature come antagonista in Hawkeye. Cinque episodi avrebbero potuto arricchire il personaggio, ma dopo il primo è evidente che Echo serve solo "a riempire", un progetto poco convincente e un investimento mal riposto che non onora né se stesso, né la protagonista, né le comunità che intende rappresentare (per un confronto, Reservation Dogs, che condivide alcuni attori, è la scelta migliore). Azioni senza peso e inseguimenti in moto che sprecano tempo. In definitiva, Echo è una miniserie da guardare in un'unica sessione, ma che si dimentica subito dopo. L'assenza di un'identità estetica coerente e comprimari che eclissano la protagonista, in particolare Vincent D'Onofrio, che nonostante la sua presenza non può compiere miracoli, sono le principali ragioni del fallimento di Echo. A maggior ragione è considerata la peggior serie Marvel dall'epoca di Iron Fist. Voto: 5 [Disney Plus]

Shrinking (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 21/06/2024 Qui - Un psicoterapeuta in lutto per la scomparsa della moglie rivisita il suo approccio professionale e le relazioni personali e familiari. La serie di Apple, bilanciata tra dramma e leggerezza, vanta personaggi solidi e ben delineati dalla sceneggiatura, rea solo di non essere riuscita a costruire un intreccio più avvincente di quello proposto, che comunque coinvolge e riesce ad interessare. Jason Segel stenta a calarsi nel suo ruolo e a sintonizzarsi con il cast, in particolare con Harrison Ford, che arricchisce la serie con una delle sue interpretazioni più riuscite. Superati alcuni ostacoli però, la narrazione fiorisce in una sequenza di eventi comici e tragici che lasciano un retrogusto agrodolce ma piacevole. Shrinking parte infatti in sordina ma si sviluppa gradualmente, trovando un equilibrio tra dramma e commedia. È una serie che sa emozionare e divertire, lasciando alla fine un'impressione di successo e interesse, nonostante un inizio incerto. In definitiva, è un prodotto televisivo essenzialmente divertente e al contempo significativo, decisamente brillante. Voto: 7 [Apple Tv Plus]

giovedì 23 maggio 2024

La fantastica signora Maisel (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2024 Qui - Scrivere una recensione completa di una serie tanto lunga e complessa come questa, composta da cinque stagioni e 43 episodi che superano l'ora ciascuno, e che racconta le vicende di Miriam "Midge" Maisel nel suo percorso verso il successo nel mondo della comicità americana degli anni '50 e '60, è una vera sfida. Nonostante i suoi difetti, "La fantastica signora Maisel" (interpretata dalla straordinaria Rachel Brosnahan) è un magnifico tributo agli anni d'oro della comicità, con personaggi principali affascinanti. È normale che in una serie così estesa non tutto sia impeccabile: a mio parere, avrebbe potuto concludersi una stagione prima, ma il COVID e le relative restrizioni hanno modificato molti dei piani originali degli sceneggiatori per la quarta stagione, che risulta essere la meno convincente. Tuttavia, rimane una narrazione ben riuscita sulle luci e ombre dell'affermazione personale e dell'emancipazione, con interpretazioni eccellenti, dialoghi incisivi (talvolta surreali o alienanti) e una colonna sonora e costumi eccezionali. E come accade con tutte le grandi serie, il finale lascia un senso di amarezza. La serie chiarisce il suo intento sin dall'inizio e lo segue, nonostante gli inevitabili alti e bassi, bilanciando perfettamente forma (meticolosa) e contenuti fino a un'ottima conclusione. La prima stagione è brillante, intelligente e originale nell'idea di base, la seconda, sebbene irregolare, si rivela sorprendentemente migliore, superando la precedente in ironia e virtuosismo visivo con una sequenza di situazioni intelligenti e audaci. La terza stagione, pur essendo buona, affina alcuni difetti della seconda diventando più consistente e mantenendo l'evoluzione dei personaggi al centro. La quarta stagione, considerata la "peggiore" a causa di alcune scelte discutibili, precede l'ultima, che si distingue per i numerosi flash-forward sul futuro dei personaggi, un elemento che non convince del tutto ma che funziona come espediente narrativo fino alla sua inevitabile e magnifica conclusione. Ed alla fine quel che resta è una serie di alta qualità e ampio respiro che rimarrà impressa nella memoria. Voto complessivo: 7,5 [Prime Video]

Reservation Dogs (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2024 Qui - "Tutto è connesso" è il mantra che scorre nelle vene delle tre stagioni di Reservation Dogs, segnando profondamente il percorso sia collettivo che individuale dei suoi personaggi. Creata interamente da nativi americani, attori e sceneggiatori inclusi, la serie si focalizza su un gruppo di adolescenti delle aree rurali dell'Oklahoma, bagnate da un sole perpetuo e avvolte da una serenità immobile. Reservation Dogs affronta il tema del lutto e i drammi adolescenziali con un linguaggio che parla direttamente ai giovani, raccontando di coetanei alle prese con problemi, ansie e turbamenti. Con toni ironici, lirici e penetranti, è una storia di crescita che tocca argomenti come il lutto, il confronto tra generazioni, le ripercussioni della colonizzazione e la sopravvivenza. Ma soprattutto, evidenzia l'importanza vitale delle relazioni che si instaurano e si coltivano sia all'interno della famiglia che della comunità, un insegnamento prezioso delle persone nativo americane. Lo show di Sterlin Harjo e Taika Waititi (sì, proprio lui) non si limita a seguire, episodio dopo episodio (28 in totale di 30 minuti ciascuno), i suoi quattro protagonisti nel loro percorso di scoperta personale, ma intreccia costantemente le storie, i timori, i traumi e le aspirazioni di quattro giovani nativi americani costretti a maturare troppo velocemente, insieme a quelli dell'intera loro comunità. È proprio grazie all'alternanza sapiente di episodi corali e introspettivi, così come al prezioso confronto intergenerazionale, che la straordinaria storia di vita dei membri speciali di questa comunità viene trasmessa allo spettatore. Un racconto originale e non scontato, per nulla chiassoso, anzi. Una commedia amara che cerca di esorcizzare il dolore con battute e sarcasmo. Tuttavia, tra l'ironia e l'umorismo, emerge la vera essenza di Reservation Dogs, la sua introspezione, la sua capacità di essere così incisiva e brillantemente acuta. Mentre la seconda stagione si concentra sugli eventi che mettono alla prova l'amicizia tra i protagonisti, la terza diventa ancora più intensa, esplorando il contesto con uno stile narrativo particolare e tocchi di puro surrealismo. Non sarà forse una di quelle serie da vedere almeno una volta nella vita, poiché a volte è troppo stravagante per essere credibile, ma rimane comunque una serie degna di considerazione. Voto complessivo: 7+ [Disney Plus]

Made for Love (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2024 Qui - Basata sull'omonimo romanzo di Alissa Nutting, che qui figura anche come produttrice esecutiva, Made For Love (due stagioni per un totale di 16 episodi da 30 minuti l'uno) è una serie controversa, un ibrido di fantascienza e commedia nera, ma anche una rom-com e un dramma femminista. Offre molteplici interpretazioni, il che può essere positivo o negativo: i messaggi sono utili e necessari, ma il percorso per arrivarci è complicato. La serie è talmente stravagante che risulta difficile seguirne gli sviluppi. Tra microchip e bambole gonfiabili, personaggi al limite e ingenuamente astuti, amori tossici e insoliti, la narrazione è intelligente ma non sempre coinvolgente o emozionante. La prima stagione non è male, confermando come la dark comedy possa basarsi su una storia solida che rivela molto sulle relazioni contemporanee e sulla nostra società, con atmosfere simili a Black Mirror ma con un gusto per il black humour, e una messa in scena focalizzata sugli sguardi e sulla meta-narrazione, oltre all'interpretazione magnetica dei due protagonisti (Cristin Milioti più che Billy Magnussen). È un peccato che la seconda stagione ne attenui l'effetto. Perde incisività riproponendo dinamiche ripetitive e ridondanti, ma riesce comunque a raccontare qualcosa di nuovo, come l'incomunicabilità della società moderna post-abuso emotivo, anche attraverso stratagemmi come il triangolo amoroso che cerca di rimescolare le carte (non sempre con successo), ma alla fine ciò che rimane è poco significativo. Colpisce, ma non lascia un'impressione duratura. Voto complessivo: 6 [Sky]

Lost in Space (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/05/2024 Qui - Rifacimento dell'omonima serie TV del 1965, Lost in Space narra le avventure della famiglia Robinson che, diretti verso un nuovo pianeta abitabile, sono costretti a un atterraggio di emergenza su un mondo ignoto a seguito del guasto della loro nave spaziale, dove un Robot alieno stringe amicizia con il più giovane del gruppo. La serie si focalizza sulla ricerca di Alpha Centauri, nonostante il percorso sia arduo, turbolento e pericoloso fin dall'inizio. Sotto costante pressione e impegnati in una scalata senza fine verso un obiettivo che sembra allontanarsi ad ogni passo, i Robinson (un cognome che evoca avventura) scoprono nelle avversità una soluzione ai loro problemi personali e familiari. Con tre stagioni e 28 episodi, la serie è ricca di azione e suspense. Gli effetti speciali sono più che adeguati e l'intrattenimento è assicurato. Lost in Space esibisce il suo valore produttivo con una messa in scena accattivante e, a momenti, esaltante, anche se in parte derivativa. Nonostante ciò, è un esempio eccellente di fantascienza per tutta la famiglia, dimostrando che non sono necessarie volgarità o violenza grafica per rappresentare il male. Nonostante non sia perfetta e alcuni aspetti della trama siano rivedibili, nel complesso è più che valida. I personaggi maturano, si sviluppano e non sono superficiali. Il legame uomo-macchina è ben esplorato, così come il tema dell'amicizia. Anche se è una serie destinata alle famiglie, non mancano momenti di malinconia e il finale è toccante, anche se giunge a una conclusione troppo affrettata (con un ritmo rapidamente eccessivo). Tuttavia, nel complesso è soddisfacente e questa serie di fantascienza ben realizzata, sebbene a volte forzata, è comunque sorprendente. Voto complessivo: 7 [Netflix]

martedì 23 aprile 2024

Mercoledì (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - Si distingue per una realizzazione decorosa e un coinvolgimento efficace, nonostante una certa prevedibilità che emerge progressivamente. La scrittura degli episodi è comunque di buon livello, mescolando con abilità il black humor caratteristico degli Addams e momenti più cupi, con la protagonista asociale, austera e pallida, impegnata a risolvere un mistero in un college dalle atmosfere gotiche che ricordano Harry PotterJenna Ortega brilla nel ruolo di Mercoledì, rendendo iconico il suo balletto in uno degli episodi, divenuto poi un meme. Si apprezza anche la presenza di Christina Ricci, la storica Mercoledì dei film degli anni '90, in un passaggio di testimone simbolico, e infine Mano, fonte di numerose gag e momenti di ilarità. Forse le puntate sono troppe, forse c'è qualche filler di troppo, però non annoia, diverte abbastanza e scorre veloce. La firma di Tim Burton è evidente, anche se avrei gradito un'impronta ancora più marcata (influenzata probabilmente dalla produzione e dal target di riferimento), ma nel complesso rimango estremamente soddisfatto. Speriamo che la prossima stagione mantenga questa qualità. Voto: 7+ [Netflix]

The Society (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - Un teen drama che aspira alla grandezza, tentando di affrontare tematiche adulte, riuscendoci solo in parte. Purtroppo gli stereotipi abbondano e la sceneggiatura è lacunosa. Nonostante le buone intenzioni, il progetto non raggiunge la sua piena realizzazione. I primi due episodi delineano i personaggi, ma un'imprevista svolta non riesce a elevare The Society al livello sperato. La trama si complica inutilmente, virando verso una soap-opera trita e ritrita. Il desiderio di esplorare temi attuali si perde in una narrazione lenta e frammentata. Inoltre, le domande sollevate rimangono senza risposta, lasciando il finale di stagione carico di dubbi e poche certezze. Un'opportunità mancata per questo teen drama Netflix che, nonostante segua l'esempio di "13", non decolla e soffre di una scrittura trascurata, mancante di vitalità ed emozione. Voto: 6 [Netflix]

The Continental (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - Il mondo criminale di John Wick (cui quarto film sembrerebbe aver chiuso il cerchio) ambientato negli anni Settanta, con Colin Woodell (che ricorda Paul Newman) nel ruolo di un giovane Winston in lotta contro un malvagio Mel Gibson. L'opera convince nel primo e nell'ultimo episodio, dove la violenza si scatena senza freni, ma l'episodio centrale è tedioso e insipido. Le scene d'azione sono curate come sempre, tuttavia l'effetto sorpresa della Gran Tavola e degli altri elementi si è dissipato, perdendo la freschezza originale. Il cast è appropriato, l'ambientazione retrò degli anni '70 è ben realizzata e la colonna sonora è efficace. Nel complesso, non è male. Voto: 6+ [Prime Video]

Il meraviglioso mondo di Topolino (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - Per celebrare il novantaduesimo anniversario del mitico topastro, Disney Plus ha lanciato una serie di cortometraggi animati (della durata di sette minuti ognuno) che riportano in scena Topolino e i suoi famosi amici, da Minnie la dolce a Paperino il simpatico, quest'ultimo "tornato" dopo il successo di DuckTales. La serie è continuata con una seconda stagione composta da "pacchetti" di episodi basati sulle quattro stagioni, culminando in uno speciale episodio celebrativo. Il meraviglioso mondo di Topolino offre compagnia di qualità con episodi vivaci che promettono molte risate. La diversità degli ambienti impedisce la noia, e le numerose citazioni stimolano l'attenzione alla ricerca di tutte. Lo stile grafico può essere apprezzato o meno, in particolare il nuovo look dei personaggi che potrebbe necessitare di un periodo di adattamento. Complessivamente, nonostante alcuni difetti che possono distogliere dallo spettacolo, non ritengo siano così gravi da compromettere l'esperienza. Un'esperienza piacevolmente comica e divertente, anche per un pubblico adulto. Voto complessivo: 6,5 [Disney Plus]

1883 (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - In questa narrazione, non sono tanto i personaggi a contare, sebbene siano ben delineati, quanto il racconto di un'epopea e la durezza delle sfide che le famiglie dovevano affrontare. La violenza e la brutalità non sono mitigate, ma sono dettagli necessari per il quadro generale e non risultano mai fastidiosi. Si tratta di un viaggio emozionante con protagonisti magnetici e credibili (bravo il cast, con un eccezionale Sam Elliott), che si conclude con un finale di forte impatto emotivo. Alcuni episodi potrebbero sembrare appesantiti dalla costante presenza di una narratrice (Isabel May, che comunque brilla per talento e bellezza) e da alcune trame meno convincenti, ma è difficile non farsi coinvolgere da questa grande miniserie (prequel di 1923 e a sua volta prequel di Yellowstone), che si distingue per la sua ricchezza di scene evocative e la capacità di adattare il genere ai gusti moderni. Certo, alcune trame possono sembrare forzate e i difetti sono presenti, ma rimane comunque notevole. Voto: 7 [Paramount Plus]

Scott Pilgrim - La serie (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - La serie brilla per la sua creatività e l'eccezionale animazione. È un punto di forza il ritorno degli attori originali nei loro ruoli, tuttavia la narrazione risulta confusa e a tratti illogica. Questo porta a riconsiderare il film originale, che nonostante non fosse del tutto convincente, non risultava così caotico. La serie, composta da otto episodi, si discosta dalla trama del film e può essere vista come un seguito delle graphic novel e del film stesso, reinterpretando gli eventi in chiave giallistica. I temi trattati sono seri e ben sviluppati, ma la trama principale è eccessivamente bizzarra e complicata. Inoltre, la serie non riesce ad essere un thriller coinvolgente, mancando di suspense nell'indagine di Ramona. Nonostante ciò, non mancano momenti divertenti e la colonna sonora è adeguata. È un vero peccato che la sceneggiatura sia così disordinata, soprattutto considerando la qualità dell'animazione. Nonostante le criticità, è però difficile respingere completamente la serie, che pur non raggiungendo il potenziale sperato, non è da considerarsi un fallimento, grazie soprattutto alla sua spiccata originalità ed inventiva. Voto: 6 [Netflix]

The Witcher: Blood Origin (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - Con un materiale originale come quello di Andrzej Sapkowski, è un peccato che questo prequel non arricchisca significativamente l'universo di The Witcher, risultando in un'occasione sprecata o mal sfruttata. Dopo i 4 episodi, si desidera saperne di più, ma questo desiderio nasce dal sentire che ciò che è stato presentato non basta. Blood Origin ha gli elementi per divertire anche chi non conosce bene la serie principale e la qualità produttiva è indubbiamente alta. Tuttavia, come spin-off, non soddisfa pienamente le aspettative, lasciando i fan dell'universo di The Witcher parzialmente delusi. Blood Origin, quindi, è una miniserie fantasy che sta in piedi da sola, ma come prequel aggiunge poco al già noto, risultando più un intermezzo nell'attesa che un'opera di spessore, riscattata solo da un cast di qualità che dà il massimo. Voto: 5,5 [Netflix]

Onimusha (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 Qui - Takashi Miike dirige l'adattamento del celebre videogioco fantasy-storico, un lavoro svolto con onestà ma privo di particolari scintille. Si tratta di un esperimento affascinante, sebbene non completamente riuscito. C'erano tutte le premesse per un prodotto di qualità, dalla scenografia al cast. Purtroppo, la serie non mantiene tutte le sue promesse, limitandosi a un action fantasy piuttosto tradizionale. Onimusha si distingue comunque per la sua estetica notevole, offrendo uno spettacolo visivo coinvolgente. Tuttavia, non tutto funziona come dovrebbe: la trama è eccessivamente lineare, con pochi e poco convincenti colpi di scena. Di conseguenza, ne emerge un anime efficace nella rappresentazione delle ambientazioni e nell'animazione all'avanguardia, ma che avrebbe potuto essere molto di più se fosse stato sostenuto da una trama più complessa e un ritmo più incalzante. Onimusha rimane comunque un'esperienza piacevole, ma persiste il rimpianto per ciò che avrebbe potuto essere: molto più di una semplice trasposizione in grafica computerizzata di un film di samurai tradizionale, benché affascinante. Voto: 6+ [Netflix]

Fargo (5a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 23/04/2024 QuiFargo è una serie che rimane fedele al proprio stile sin dalla prima stagione, in linea con il film da cui trae ispirazione, spesso evocato attraverso il suo leitmotiv. Presenta dramma, un gusto per il grottesco e abbondante ironia nera. È eccellente nella creazione di personaggi memorabili. La trama e il suo sviluppo coinvolgono costantemente, bilanciando temi come la violenza sulle donne e le milizie paramilitari, che rappresentano un problema crescente in America. Le interpretazioni sono ottime, a partire da Juno Temple, fragile ma resiliente come una tigre, e Jon Hamm, che incarna un patriarcato arcaico, la cui ossessione lo porterà alla rovina. La stagione mantiene l'alta qualità consueta (nonostante i difetti ed una certa prevedibilità di fondo), superando la quarta stagione, leggermente deludente, e lasciando un retrogusto più dolce grazie a una stagione inaspettata che, fortunatamente, ha visto la luce. E chissà, forse in futuro ne arriveranno ancora altre. Voto: 7,5 [Sky Atlantic]

venerdì 22 marzo 2024

Happy! (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Serie che ci proietta in un rutilante mondo sospeso tra realtà e fantasia dagli accenti pulp. Una storia e dei personaggi figli di un fumetto reso serie televisiva in maniera (per quel che mi è parso di vedere) perfetta. Happy! è il viaggio strafatto nella mente un uomo sull'orlo del baratro. Una serie gradevole, che tiene incollati davanti allo schermo dal primo all'ultimo episodio. Un mix unico nel suo genere, immaginarsi un Chi ha incastrato Roger Rabbit? in versione serie TV ma dalle tinte estremamente più scorrette, violente, ciniche e folli. Un misto di violenza e surreale, che sembra voler competere con serie quali American Gods e PreacherHappy! si rivela perciò esattamente questo, una storia brutta, sporca e cattiva, tra boss mafiosi, poliziotti corrotti, prostitute e serial killer vestiti da scampo, in cui ogni singolo elemento pare messo sullo schermo per disturbare e scioccare. Christopher Meloni ce la mette tutta e dà vita a un personaggio adorabilmente sopra le righe, il mondo creato è piacevolmente weird, anche dopo un po' si perde quota con storie parallele confuse, personaggi sottili che appaiono e scompaiono e una sensazione di stiracchiamento. Ma sebbene la narrazione non sia sempre all'altezza, la prima stagione fila che è un piacere. La seconda stagione di Happy! riparte sulla falsariga della prima ma colpisce, come un pugno del caro Nick Sax, ancora più forte, ancora più a fondo. Perché, dopo le peripezie vissute dai protagonisti (Hayley su tutti), ognuno decide di uscire dal guscio evolvendosi in maniera spropositata ma in linea con quello che è lo stile della serie stessa. Ma se la trama nella prima stagione funzionava, in questa seconda stenta un po', anzi farraginosa in alcuni punti, con meno originalità e con la tendenza a ripetere situazioni e vicende. Inoltre con meno mordente anche le scene comiche. Insomma una seconda stagione deludente rispetto a una prima scoppiettante, ma non è tutto da buttare: i personaggi mantengono una loro coerenza e hanno un loro arco narrativo sensato, le scene splatter ben realizzate comunque ci sono e qualche risata la strappa ugualmente. In conclusione: una serie nel complesso dei suoi 18 episodi non esente da difetti ma godibile e con spunti assolutamente originali. Perché alcune cose e alcune scene forse sono fin troppo surreali (persino per una serie così volutamente surreale) e un po' buttate lì senza troppe spiegazioni, però sono tutte cose abbastanza trascurabili e che non intaccano la godibilità della serie. Una serie scandalosamente accattivante. Voto complessivo: 7 [Netflix]

American Horror Story: NYC (11a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - L'undicesima (ma non ultima) stagione di American Horror Story è una caduta di stile per gli autori (Brad Falchuck e Ryan Murphy) che farciscono di stereotipi una storia folle ed insensata nell'idea quanto irrazionale nell'esecuzione. L'episodio più bello secondo me è quello della cartomanzia, per il resto, poco horror e troppi cliché. American Horror Story: NYC cede infatti alle peggiori inclinazioni della serie finendo per consegnare un racconto sovrabbondante, confusionario e completamente fuori fuoco, incapace di conciliare le varie linee narrative che lo attraversano o di mantenere in rotta la carica critico-eversiva, oltretutto, finendo per annoiare a morte. Troppo caotica la sceneggiatura che vuole mescolare un serial killer con la pandemia (e l'AIDS) e giochetti erotici (di stampo gay) veramente poco riusciti. Il peggio, però, arriva con le due puntate finali: dopo avere evidentemente esaurito le idee (pur senza averne approfondita nessuna), gli autori si abbandonano a una lunga quanto goffa appendice metafisica che prende le distanze dalla storia per passare in rassegna il destino dei vari personaggi, forse nel tentativo (evidentemente infelice) di agguantare una dimensione tragico-lirica. Il materiale comunque c'era, ma sfruttato male, tanto che, se non la peggiore stagione (di certo peggiore rispetto alla forzata decima), sicuramente tra le peggiori. Voto: 4,5 [Disney Plus]

Altered Carbon (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Non è un capolavoro, non è "Blade Runner", ma discreta fantascienza hard-boiled dalle molteplici chiavi di lettura. Tratta dall'omonimo romanzo cyberpunk di Richard MorganAltered Carbon è una serie complessa, dalle molte anime, che unisce con intelligenza il poliziesco e il noir all'action fantascientifico, con una storia ricca di colpi di scena ed interessanti trovate. Una serie visivamente potente ed accattivante, capace di rapire l'attenzione e suscitare curiosità, anche grazie a una rete complessa di situazioni e personaggi ambigui. A tratti si fatica ad appassionarsi al protagonista Takeshi Kovacs, un "eroe" troppo distaccato e disilluso, non tanto simpatico, a causa del suo dichiarato disinteresse per il mondo e per chiunque lo circondi. Ma se pur con qualche debolezza di sceneggiatura negli episodi finali, Altered Carbon intrattiene e convince il giusto, lasciando con l'attesa di una continuazione, che arriva, ma che delude le aspettative, per buona parte disattese. Perché sì, le differenze rispetto alla prima sono sottili, ma comunque significative. La seconda stagione di Altered Carbon infatti, lima i parossismi che caratterizzavano la prima, normalizzando la serie sul piano visivo e produttivo. L'azione è meno brutale, il sesso meno esplicito, le ambientazioni meno vaste e spettacolari. Ci sono anche meno episodi, segno che Netflix volesse limitare le risorse dello show per non rischiare troppo, eppure ecco una trama (seppur debole, manchevole, prevedibile ed attenta ad una certa sensibilità contemporanea), che trova una sua soddisfacente compiutezza nel finale. Insomma, mancano i picchi visuali e adrenalinici della prima stagione, e si fa anche più fatica a percepire la vastità del contesto futuristico. La seconda stagione punta tutto sui personaggi, conserva buone scene d'azione e validi effetti digitali, pur impiegandoli in minor misura, ma si ha l'impressione di assistere a uno show meno innovativo nella sua combinazione di generi e toni. E non sono sufficienti la presenza di diversi intrecci e del più espressivo Anthony Mackie per sollevare le sorti della serie nel suo complesso, inficiata da un ritmo narrativo in taluni frangenti lento e in altri fin troppo confusionario. Una serie che sfortunatamente un proseguimento non ha avuto, quando invece probabilmente ne aveva bisogno, peccato. Voto complessivo: 6 [Netflix]

I delitti del BarLume (11a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Una nuova stagione, anch'essa composta, come la decima, di tre episodi/film, nell'ordine "Il pozzo dei desideri", "La girata" e "Sopra la panca", irrimediabilmente (e giustamente) dedicata alla memoria di Marcello Marziali, scomparso lo scorso dicembre, che interpretava Gino Rimediotti, uno dei "bimbi", gli adorabili vecchini di Pineta, colonna portate della serie che tanto ridere faceva, e fa, anche in questa stagione che oserei ribattezzare comunque non entusiasmante. Il motivo? I delitti del BarLume è una serie tv commedia, difficile ormai definirla in altro modo, non è più un giallo con tocchi di commedia, ma è una commedia con tocchi di giallo, non che questo sia un male, però io personalmente mi ero avvicinato alle serie per la caratteristica iniziale e questo profondo cambio di rotta non proprio con grande piacere continuo a digerire. Perché sì, mi diverto sempre, ma sembra che la serie perdi mordente man mano che si va avanti. Nel senso che, le dinamiche sempre uguali sia delle vicende, sia delle interazioni tra i personaggi rimandano ad una sensazione di già visto. Non bastasse che il Massimo di Filippo Timi è sempre più un mondo a parte quasi scollegato dal resto, come se cercasse una sua strada senza mai trovarla, l'emblema dell'eterno bambino in cerca di un'identità, e che la risoluzione del giallo avvenga, come riscontrato soprattutto nel primo episodio, da sé. Tuttavia la coralità funziona alla perfezione, e la serie rimane sempre una farsa familiare godibile e divertente, con un cast che ormai è diventato una famiglia, ed è per questo che nonostante la poca originalità salvo anche questa stagione, anche per rispetto a Gino, simpatico protagonista della serie, che inevitabilmente mancherà. Voto: 6 [Sky]

Upload (3a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Questa terza stagione cerca di bilanciare diversi generi e toni, passando dalla commedia al dramma, dal romance al thriller, dalla fantascienza alla satira. Il risultato è una stagione (non troppo diversamente dalla seconda) alquanto altalenante, che a volte riesce a divertire e ad emozionare, ma altre volte si perde in trame confuse e poco approfondite, un po' troppo lontana dalla commedia di fantascienza sin amata dall'inizio. Il punto di forza della serie rimane la sua capacità di creare un mondo futuristico ricco di dettagli e di inventiva, che riflette le contraddizioni e le disuguaglianze della nostra società. Il punto debole, invece, è la mancanza di una direzione chiara e di una coerenza narrativa, che rende alcuni personaggi e alcune situazioni poco credibili e poco coinvolgenti. Apprezzabile inoltre la possibilità di dare maggior caratterizzazione e sfogo alle simpaticissime IA, consentendo anche tempi comici più ampi ed eloquenti, che senza ombra di dubbio strappano un sorriso, spezzando l'amarezza realistica che a volte la serie riporta a galla. Perché questa terza stagione (in cui come sempre il cliffhanger ad effetto non manca) ha ancora insomma dei momenti brillanti e delle idee interessanti, ma non riesce a mantenere il livello di qualità delle precedenti (manca un po' il mystery ma ci sono per fortuna ancora segreti da svelare). La serie sembra aver perso parte del suo fascino e della sua originalità, e rischia di diventare una parodia di se stessa. Si spera che la quarta stagione riesca a riscattare la serie e a restituirle il suo spirito innovativo e divertente. Voto: 6 [Prime Video]

Bargain - Trattativa mortale (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 22/03/2024 Qui - Un inizio scioccante, una scoperta inquietante, una visione del mondo così cinica che Squid Game pareva una favola della notte. Questo è Bargain, la serie thriller sudcoreana che non lascia un attimo di tregua, e i momenti di comicità, immancabili, rendono tutto molto grottesco perciò, in un certo senso, assolutamente realistico. Serie che, dopo un inizio spiazzante, procede con un accumulo di situazioni rese ancora più assurde dai comportamenti sopra le righe di tutti i personaggi, impegnati in continui cambi di fronte, scontri fisici e verbali, il tutto immerso in un bagno di sangue e follia. Una scheggia impazzita senza remore né vergogna nell'attaccare tutto e tutti: tra trafficanti d'organi e terremoto, una miscela esplosiva. Una scrittura cruda (diegetica, che ricalca in modo palese l'esperienza videoludica) e una regia in piano sequenza contribuiscono inoltre ad acuire l'atmosfera thriller-horror della storia raccontata insieme ad un effetto claustrofobico dato dalle scenografie polverose e chiuse. Un albergo qualunque diventa una giungla di paura e orrori, ed è così che, mentre il mondo ci ricorda che non siamo noi a comandare, la lotta contro il tempo per uscire vivi da un mix fra un film di Tarantino e una commedia a base di humour macabro è già iniziata. Difficile non divorare tutti gli episodi (sei, ma girati in continuità, come un unico lungo film) di fila per scoprire come finisce. Bargain è sorprendente, non ci sono altri termini. Coinvolgente, allucinante e disturbante. In certi momenti sembra di assistere a un incubo dentro il quale c'è di tutto. Anche la profezia, si spera non auto-avverante, che il mondo sia destinato a crollare su se stesso, come l'hotel crolla sul microcosmo al suo interno. Ed è sul confine fra genio e follia che perciò Bargain fa centro, meritandosi ogni minuto dell'attenzione possibile. In attesa della seconda stagione. Voto: 7+ [Paramount Plus]

martedì 20 febbraio 2024

The Good Place (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/02/2024 Qui - Una sitcom originale e divertente, che aiuta anche a riflettere. Perché quello che all'inizio sembra un classico show all'americana (mancano solo le risate preregistrate) si trasforma in una riflessione tutt'altro che scontata sull'etica umana. Senza mai scadere nel sentimentale, senza cedere al facile richiamo di un approccio religioso, si riflette su cosa significhi agire eticamente, se e come sia possibile farlo nel mondo odierno, che è costituito da catene causali tanto complesse da rendere pressoché impossibile evitare che le nostre azioni, seppur guidate dalle migliori intenzioni, abbiano impatti negativi in qualche tempo e luogo. Nelle quattro stagioni di The Good Place si rimane insomma stupiti dalla quantità di cose che si possono apprendere sulla filosofia morale, sulla bellezza dei difetti e sugli sguardi sulla vita visti dall'aldilà. Il tutto tra una risata e l'altra. Tra situazioni comiche e surreali, tra episodi divertenti ed eventi paradossali, i protagonisti (sono quattro, in tutto, gli eroi di questo improbabile viaggio in paradiso: a Eleanor e Chidi si aggiungono Jason, anche lui finito lì per sbaglio sotto le mentite spoglie di un monaco buddhista, e Tahani, giovane miliardaria filantropa) si interrogano infatti continuamente su alcune delle domande più profonde della riflessione umana. E quanto più la trama si fa inverosimile, con colpi di scena inaspettati e a tratti esilaranti, tanto più ci immedesimiamo nei personaggi, che portano alla ribalta problemi etici con i quali si sono misurati, nel corso della storia del pensiero, i più grandi filosofi. La prima stagione è, secondo me, semplicemente geniale e si divora in poco tempo. L'idea da Black Mirror di Michael Schur (creatore della serie), nella prima stagione, è infatti spassosa per l'espediente della cattiva ragazza nel posto sbagliato, ovvero un  luogo idilliaco dove, per il bene profuso, si è premiati anche con l'anima gemella. Un sano gusto sadico pervade il deturpamento del paradiso e della sua affettata perfezione da parte di una simpatica canaglia, egoista e bastarda nei flashback "in vita" (Kristen Bell, che è sempre in ottima forma). Copiose le idee buffe, su tutte parolacce automaticamente storpiate/censurate. Il colpo di scena finale è spiazzante e riuscito. Le due stagioni centrali calano leggermente di ritmo, ma la quarta torna brillante e divertente ai livelli della prima, in generale, comunque, tutte le stagioni meritano e regalano momenti di grande divertimento. L'ultima puntata, invece, mi ha commosso e non me lo aspettavo, strappandomi una lacrimuccia a tradimento come solo le comedy (migliori) sanno fare. E' The Good Place, scivoloni e difetti a parte, strana e straordinaria serie. Voto complessivo: 7,5 [Netflix]

Future Man (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/02/2024 Qui - Fin dal pilot (dopo avere completato un videogioco, Josh viene raggiunto da due personaggi del gioco stesso, che vengono dal futuro e che lo reclutano per una missione) mi sono accorto che questa serie era piuttosto trash, ma che avrebbe potuto riservare anche molte trovate geniali, ma soprattutto Future Man era uno show genuinamente divertente, e così è stato, anche se alcune battute risultano troppo scurrili, senza quel tocco di brillantezza che permea tutta la serie. Una serie non travolgente ma gustosa e resa simpatica dall'ingegnosità di certe trovate e dalle numerose citazioni cinematografiche (tante davvero le citazioni, e rimandi a film leggendari come Easy RiderTop Gun o Il silenzio degli innocenti riconoscibili nella serie). Future Man è infatti una delle tante comedy che, seguendo il filone di The Big Bang Theory, ha voluto omaggiare la cultura nerd. Prima di tutto la trama, che strizza l'occhio a due film cult degli anni '80, Terminator e Ritorno al Futuro. Inoltre nella terza stagione i tre eroi devono combattere per sopravvivere in un torneo televisivo dove i concorrenti devono affrontare molte prove mortali in un'arena (chiaro riferimento ad Hunger Games, dove guarda caso Josh Hutcherson era coprotagonista). La comedy è irriverente e piena di scene assurde e sopra le righe, impreziosite da dialoghi esilaranti e talvolta molto sboccati. La serie non si esime dal criticare la società contemporanea e dal trattare con la sua spiccata ironia molti temi sociali. Scorretta, surreale, esagerata e paradossale (interpreti adeguati), lo stile dei loro ideatori (tra questi Howard Overman, quello di Misfits e Dirk Gently) e produttori (tra questi Seth Rogen, già produttore di Preacher e The Boys) insomma si riconosce. L'epilogo chiude perfettamente il cerchio, inoltre ecco una gag esilarante (e geniale) nei crediti. Future Man è una serie strana, servono alcuni episodi per entrare in sintonia con la storia ma alla fine sa regalare divertimento e qualche spunto di riflessione (il minutaggio di 30 minuti rende gli episodi ancora più leggeri e a portata di binge-watching). All'interno delle tre stagioni accadono mille cose, i protagonisti cambiano, si evolvono e non sempre entusiasmano ma a conti fatti credo che questa serie valga la pena di essere vista, almeno, e in particolar modo, dagli appassionati del genere e/o nerd "addicted". Voto complessivo: 6,5 [Prime Video]

Tutta la luce che non vediamo (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/02/2024 Qui - Un prodotto che, pur non eccellendo particolarmente, rimane impresso per la forza del suo messaggio e per la semplicità con cui lo mette in scena. Tutta la luce che non vediamo è difatti il classico esempio di lavoro che non ha bisogno di chissà quante puntate o stagioni per lanciare un messaggio importante ed esprimere la propria essenza. Lo fa in breve tempo e con efficacia, lo fa con le parole giuste e dei dialoghi che non eccedono mai, lo fa con gli sguardi, il silenzio, con i flashback e con un insieme di personaggi perfettamente studiati per raccontare una storia che potesse arrivare dritta al cuore dello spettatore senza troppi fronzoli e lanciare un appello attualissimo contro ogni forma di guerra. Poesia, magia, speranza, sono infatti questi gli elementi principali di questa miniserie, un vademecum su come raccontare la Storia attraverso la potenza e la forza di alcune relazioni, di sangue e non, e quanto queste ultime possano incidere sulla prima. A risentire delle carenze narrative è a mio avviso soprattutto il finale, che appare raffazzonato, frettoloso e lascia alcune domande in sospeso. Tutta la luce che non vediamo lascia inoltre trasparire una profondità non del tutto esplorata dall'adattamento (dell'omonimo romanzo del 2014, vincitore del premio Pulitzer per la narrativa, scritto da Anthony Doerr), portando ad un prodotto con un grande potenziale che purtroppo non viene sfruttato pieno. Cionondimeno, la (mini)serie risulta la promessa di una parabola di speranza contro tutte le guerre, un inno a trovare una luce anche laddove gli occhi non arrivano. Alla fine della recensione di Tutta la luce che non vediamo quindi, mi sento di promuovere questa storia toccante e coinvolgente che tocca le corde giuste. Grazie soprattutto all'accoppiata insolita e inaspettata della scrittura di Steven Knight e della regia di Shawn Levy e all'interpretazione di tutto il cast, in particolare i giovani, la debuttante non vedente Aria Mia Loberti e il "ritrovato" (dai fasti di DarkLouis Hofmann. Per una miniserie non perfetta ma bella. Voto: 7 [Netflix]

After Life (Serie Completa)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 20/02/2024 Qui - Pur mantenendo l'essenzialità delle serie britanniche, che non eccedono nel numero degli episodi, After Life riesce a renderci parte di un mondo intero. Un microcosmo di personaggi ispirati e memorabili esposti tanto nelle loro fragilità che nelle piccole grandi sfide quotidiane. Tra humor e dolore, follie e disperazioni, partecipiamo empaticamente a una grande storia di amore e umanità, qualcosa che lascia il cuore più aperto. Tra la commedia nera e il dramma, After Life è infatti una serie ben riuscita, scritta e interpretata da un Ricky Gervais al meglio di sé. Certo non c'è granché approfondimento dei personaggi, ma è poca cosa considerato che contribuiscono tutti, con le loro azioni, alla morale della storia: vivere un lutto è terribile ma le persone attorno, in un modo o nell'altro, possono aiutare in qualche modo. La forza e l'originalità di After Life stanno nel mostrare per quello che è, senza tanti fronzoli, una realtà nella quale tutti noi possiamo riconoscerci: la tristezza, l'insoddisfazione, la depressione fanno parte di chiunque, magari non sono una costante ma tutti prima o poi possono imbattersi in queste condizioni mentali. Ricky Gervais non voleva raccontare una favola di rinascita, di una nuova vita e di un nuovo amore. Perché, dopo un'esperienza come la sua, non è scontato, non tutti sono uguali reagendo allo stesso modo. Lui rifiuta la possibilità di un'altra relazione, ma nell'arco narrativo di tre stagioni conquista una nuova consapevolezza: raggiunge quella serenità che gli permette comunque di andare avanti. E chi lo dice che la serenità non sia meglio di una felicità che va e viene? After Life tuttavia, pur rivelandosi, nella sua totale interezza, una serie tv imperdibile, talvolta, scade in alcune cadute di gusto vistose e imperdonabili, smarrendosi in numerosi sketch, se non del tutto inutili, perlomeno non necessari, pecca inoltre di tanto in tanto di qualche buonismo retorico un po' fasullo, eppure nonostante ciò, ed ugualmente, rifulge di vita propria e assai eccelle lodabilmente, toccando financo alte vette d'alta poesia struggente. Dosa perfettamente cinismo e momenti agrodolci: si ride, ci si commuove e soprattutto si riflette parecchio, cosa desiderare di più?. Voto complessivo: 8 [Netflix]

venerdì 26 gennaio 2024

Litvinenko - Indagine sulla morte di un dissidente (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Il materiale di partenza è affascinante ma la tensione si esaurisce nel primo episodio, il resto è la lunga e anonima ricostruzione delle informazioni raccolte dalla polizia prima del processo. Litvinenko - Indagine sulla morte di un dissidente (andata in onda esclusivamente su Sky e in streaming solo su NOW), racconta dal punto di vista della vedova di Alexander Litvinenko (il bravo David Tennant) la tragica fine dell'ex agente dei servizi segreti russi avvelenato attraverso del tè al polonio radioattivo nel 2006. In quattro episodi si ripercorrono i lunghi anni di calvario che la donna, Marina (altrettanto brava Margarita Levieva), dovette affrontare per ottenere (per così dire) "giustizia". La miniserie appare più una docuserie, che si perde nella sua stessa ricerca della perfezione provando a trasformare una storia vera in un procedurale a metà tra il poliziesco e la spy story ma perdendo ritmo e soprattutto interesse. La colpa è di un approccio troppo freddo e analitico della vicenda (poco coinvolgimento), allorché essenzialistico e convenzionale che non riesce a rendere la storia introspettiva come il suo corrispettivo reale. Resta tuttavia un prodotto utile e necessario, un racconto amaro dei nostri tempi. Voto: 6,5

Maria Antonietta (1a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Come spesso succede quando ci sono di mezzo biopic o period drama, mi sono avvicinato alla serie di Deborah Davis senza eccessive pretese ma con una buona dose di curiosità, anche considerata la dimestichezza già dimostrata dalla sceneggiatrice riguardo argomenti affini (è stata appunto sceneggiatrice de La favorita), e il fascino di un personaggio come Maria Antonietta la cui storia, persino a prescindere dalle indagini storiche, si presta a moltissime variazioni pop. La mia buona disposizione è stata in parte ripagata da una gestione della sfera politica cruda e senza sconti, di contro, non appena tenta di prendere il largo il racconto inizia a imbarcare acqua, cedendo ai peggiori cliché degli "scandali a corte" e a qualche didascalia di troppo. Maria Antonietta (in questa nuova lettura di una delle regine più amate e odiate di tutti i tempi, che torna sullo schermo ad anni dall'ultima dissacrante versione targata Sofia Coppola) è una serie sicuramente valida. Un dramma storico-politico ben romanzato e con un tocco di regia autoriale (Emilia Schüle, pur non risaltando, convince). Si spera solo non compia l'errore di protrarsi oltre al suo tempo massimo di narrazione, perdendosi in inutili digressioni e allungamenti dovuti a "forze" esterne. Voto: 6+

Billions (7a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Dopo un po' di fiacca nelle stagioni centrali della serie, l'ultimo capitolo di Billions riprende vigore e (complice anche il ritorno di Axe, un sempre brillante Damian Lewis) torna ai conosciuti (migliori) fasti. È una serie di nicchia, che parla di una nicchia e alla nicchia ma per questo deve al suo interno garantire un livello di credibilità alto per poter essere apprezzata. Al centro di tutto, dal punto di vista tematico, rimane sempre il potere nelle sue varie diramazioni. Ogni legame che prende vita sullo schermo è regolato, giustificato e consolidato dal potere, dalla sua gestione e influenza (sia nelle relazioni famigliari che professionali). E l'epilogo di Billions non fa eccezione. Se c'è qualcosa che manca in quest'ultima stagione è la componente più affascinante e sexy che era abbondantemente presente, usato come leva di potere e ancor più di controllo. La settima stagione si concentra soprattutto sull'anima politico-economica dei suoi personaggi e della storia raccontata. Ma va bene anche così, anche con un finale scontato (e voluto) ma davvero esplosivo nonché soddisfacente. Voto: 6,5

Romulus (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - La rilettura del mito fondativo di Roma continua, con nuovi personaggi e nuove battaglie. Ricco e interessante nei costumi, nel linguaggio e scenografie, con un cast interessante, Romulus in questa seconda stagione si conferma tuttavia serie fatta di alti e bassi. Romulus II pare infatti avere tutti i pro e i contro della prima stagione. Un racconto soprattutto visivo più che narrativo. Ecco su questo bisogna dire che il problema principale per Romulus, anche in questa seconda stagione, è il fatto che, onestamente, non dica niente di nuovo e non mostri nulla che in fondo in questi anni non si sia già visto a livello cinematografico e seriale. Trionfa la bontà delle nostre maestranze, che riguarda anche un trucco veramente efficace, ma i dialoghi in particolare si accontentano di restare dentro una superficie elementare senza che vi sia una particolare originalità o deviazione dai cliché di genere. Non che ci si annoi per carità, però come per la prima stagione, è come se alla confezione molto curata e molto interessante, non fosse corrisposta una bastante ambizione nel proporci copie carbone di personaggi già conosciuti in passato (pure nel caso di quelli femminili). In ogni caso si conferma vinta la scommessa, ed invariata la discreta qualità della serie. Voto: 6

Winning Time - L'ascesa della dinastia dei Lakers (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - La seconda stagione di Winning Time (composta da soli 7 episodi), ha più ritmo e compattezza, si concentra sulle dinamiche dei diversi personaggi fuori e dentro il campo, rivolgendo l'attenzione sulla rivalità tra Lakers e Celtics. Una stagione che affronta diversi temi, appunto entrando e uscendo dal campo di gioco e non risparmiandosi infatti incursioni anche nella vita privata dei protagonisti, su tutti Magic Johnson e Jerry Buss. Il filo conduttore rimane sempre la consacrazione dei Lakers, oggi uno dei club più noti e importanti in tutto il mondo, ma al tempo uno spauracchio visto non sempre di buon grado nel mondo della pallacanestro. La serie HBO racconta come Los Angeles abbia cambiato per sempre non solo l'NBA, ma tutto lo sport, con spregiudicatezza ed entusiasmo, tracciando una linea che sarebbe divenuta una guida luminosa negli anni avvenire. Il grande rammarico legato a Winning Time è, invece, la stroncatura del suo racconto, perché HBO ha cancellato la serie, che avrebbe avuto ancora moltissimo da raccontare, tutto racchiuso in poche righe finali che non esprimono l'epicità di quei momenti come avrebbe invece potuto fare la terza stagione, ma in ogni caso la solidità e validità resta. Voto: 7

Un'estate fa (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Prodotto (che mescola giallo e risvolti fantascientifici) di discreta fattura e discreti interpreti (in primis Lino GuancialeFilippo Scotti e Paolo Pierobon) che tuttavia non convince del tutto e non tanto per la sospensione dell'incredulità dovuta all'assunto di base quanto per alcune circostanze "reali" poco probabili (succede di tutto, da una ragazza in fin di vita per overdose a un'estorsione e i ragazzi sempre al campeggio). Di pregio invece la ricostruzione degli ambienti (tappeto musicale compreso), anche se ricreare il 1990 in un luogo tanto ristretto non era troppo difficile, e anche di errori se ne trovano pochi (le partite senza il logo Rai sullo schermo e le scritte non in italiano), e la prova del cast giovanile (fatto non scontato, brilla Antonia Fotaras). Una serie (nostalgica al punto giusto) avvincente (tanti i possibili colpevoli) penalizzata purtroppo da un finale poco riuscito. In ogni caso meglio di quanto mi aspettassi. Voto: 6

Christian (2a stagione)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - La seconda stagione di Christian cerca di riproporsi con la sua originalità all'interno del panorama italiano, fatta di un inedito mix di supernatural e crime drama, ma senza trovare un equilibrio altrettanto riuscito. Nel complesso Christian si mantiene un esperimento interessante ed originale, provando a scappare da quella banalità ormai troppo spesso dominante nelle produzioni italiane, ma il modo in cui lo fa intacca più volte la scorrevolezza della narrazione, danneggiata anche da una scrittura troppo contorta e che si perde nell'esplorazione di frontiere mistiche che confondono eccessivamente lo spettatore. Per la seconda stagione Christian prova infatti a rinnovarsi, aggiungendo più spiritualità al racconto, ma non tutto fila liscio. Buona la prima e un po' meno la seconda, insomma, ma siccome la serie è stata rinnovata anche per una terza stagione, si vedrà prossimamente cosa avranno in serbo gli sceneggiatori. Voto: 6+

Django (Miniserie)

Recensione pubblicata su Pietro Saba World il 26/01/2024 Qui - Una serie, anzi miniserie (e per fortuna), che manca da subito il bersaglio. Django infatti, nella sua versione rivisitata in chiave contemporanea, femminile, psicologica, cerca di costruire una nuova mitologia, purtroppo non riuscendoci. Lo show sotto la direzione artistica di Francesca Comencini tenta di essere con tutte le proprie forze originale e sovversivo, non essendo però in grado di costruire veramente un inedito immaginario su cui sviluppare la leggenda del suo protagonista. Tutto questo nonostante il lavoro ingente e lodevole dal punto di vista della produzione e delle ricostruzioni scenografiche, oltre alle buone interpretazioni dei suoi attori (a parte Manuel "che proprio non c'azzecca" Agnelli). Django è un western che non sa di western. Una città utopica in un West atipico, un West senza una vera identità. Django è una delusione, un prodotto mal concepito e mal scritto, che non mantiene nessuna promessa (lo si aspettava con entusiasmo) e si accontenta di tanta malriposta ambizione circa il risultato finale. E insomma si poteva anche evitare di fare. Voto: 5